venerdì 31 luglio 2015

L'uomo, che animale

Ultimamente mi è capitato di ascoltare discorsi riguardo la superiorità dell'uomo fra gli esseri viventi, e ancor più commenti sulle differenze fra noi e gli animali: noi dotati di un'anima e di sentimenti, e loro no
Ecco, tipici discorsi che mi fanno vergognare e incavolare al tempo stesso.

Perché, se vogliamo trovare differenze fra noi e gli altri animali, sicuramente non è sul piano dei sentimenti che bisogna cercare - e chiunque ha la possibilità di sperimentare l'amore di un cane e di un gatto sà di cosa stia parlando, mentre chi afferma il contrario o è ignorante (nel senso che ignora) o è una bestia (e non nel senso di animale) - ma sul piano dell'intelligenza! (anche se a questo punto non sempre si direbbe). 

Infatti, l'uomo è un essere in grado di capire e di elaborare concetti astratti, ed è dotato della parola, cosa che ci ha permesso di evolvere intellettualmente. 

Ciò comunque non rende le nostre vite più importanti sul piano del significato, e non ci pone come unici esseri in grado di comunicare; anzi, la comunicazione ha tante forme, molte delle quali non sappiamo nemmeno comprendere o spiegare, perché abbiamo perso il contatto con il mondo primitivo, reale, sostituendolo con uno artificiale. 

E gli animali comunicano. 
Lo fanno con le loro azioni, attenzioni, con le loro voci. 
E trasmettono sentimenti, gli stessi che proviamo noi: dall'amore all'odio, dal coraggio alla paura. 

Allora, se hai un cane o un gatto, e quest'estate non puoi portarlo in vancanza con te, non abbandonarlo. Piuttosto affidalo a chi veramente ha voglia di prendersene cura, perché la sua vita non è meno importante della tua. 

L'uomo sarà anche arrivato sulla Luna, ma ha perso tanta animalità.





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martedì 28 luglio 2015

Un quadro da ridipingere

Donald Trump show. Non passa giorno che la corsa alla presidenza della casa bianca si colori dell'attenzione che quest'uomo attira a sé. Molto discussa è la sua mastodontica idea per abbassare la criminalità nel Paese: erigere un muro fra gli States e il Messico. La grande muraglia d'America
Sembra quasi un'Era remota quando Berlino era spaccata in due, e invece un problema di 26 anni fa è più attuale che mai -l'Ungheria di recente aveva proposto di fare lo stesso sui propri confini. Deve esserci un nuovo virus nell'aria.

E mentre la Clinton concentra la sua campagna elettorale parlando di ambiente, è già nel dimenticatoio la notizia dell'ennesima tragedia in un cinema della Lousiana, dove a meno di un mese di distanza dal caso Dylan Roof, un altro uomo armato ammazza due persone, ferendone altre sette, e suicidandosi in fine. 
Obama è tornato quindi a parlare della sua più grande sconfitta in questi quasi otto anni di governo: il non aver fatto alcuna legge per limitare la circolazione delle armi. Un episodio già visto.

Ma anche l'Europa non è da meno, con la sua Unione poco unita, e una crisi che domina da anni alimentando la differenza fra ricchi e poveri, ma soprattutto aumentando la platea di quest'ultimi.

E l'Asia, che finora era guidata dalla crescita della Cina, subisce tutte le ripercussioni della crisi dei mercati. L'ennesima bolla finanziaria, parte del gioco capitalistico. 

Il mondo globalizzato di per sé è un bel sogno, ma così come l'abbiamo concepito non va bene affatto. E' sotto gli occhi di tutti.

Ci sono cambiamenti da infondere, soprattutto nel mondo depersonalizzante della finanza che affanna i popoli, perché assurdamente è da qui che partono le decisioni dei potenti, mentre il procedimento dovrebbe essere sensatamente inverso.
E comunque stare attenti a non fomentare nazionalismi e sentimenti razzisti, frutto di egoismi e frustrazioni personali, non dimenticandosi di ispirare fiducia e di progettare nuove realtà, di sognare, non pensando solo al nostro giardino ma anche a ciò che accade ai confine della Terra. Magari anche dell'universo.



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lunedì 27 luglio 2015

Raperonzolo, modello da imitare - La storia del Lunedì

Non è una novità il mio commentare il crescere, le sfide della vita, e quanto sia malata la società attorno a noi. E per questo motivo, oggi ho intenzione di inaugurare la rubrica La storia del Lunedì : occasione per parlare di favole, fiabe, film, per meditare sui messaggi e maturare come persone.
Apro quindi il primo post di questo appuntamento fisso parlando di Raperonzolo*.

Raperonzolo è una fanciulla che per colpe non proprie, ma ereditate dal passato (il padre era solito rubare nel giardino della maga Gothel), è costretta a vivere segregata in una torre senza porte e alcuna via di fuga, e ha come unico accesso al mondo una piccola finestra. 
Conduce quindi una vita misera, senza alcun contatto umano ad eccezione della maga (il male), la quale al grido di "raperonzolo sciogli i tuoi capelli che mi servirò di quelli" è l'unica in grado di salire sino in cima per andarla a trovare.
Eppure, nonostante questa impossibilità a vivere e a condurre una vita normale, la bella fanciulla riesce con le sole proprie forze a liberarsi! 
E', infatti, proprio il canto di lei a far sì che venga notata da un principe (il bene), e i suoi lunghi e resistenti capelli a fare da fune per farlo arrampicare sino in vetta.

Alla base della storia, c'è quindi da parte della protagonista l'esplosione della sua voglia di vivere, della non rassegnazione, della gioia, che si manifesta con il canto. E  la forza di ribellarsi al male che la circonda (la maga) -altrimenti mai avrebbe incontrato il principe e concepito due bebé!

Nessun'altra storia più di questa è in grado di spiegarci e indicarci come sconfiggere le difficoltà. Perché nonostante i problemi e le avversità che possono costellare le nostre esistenze, sono solo le nostre azioni capaci di modificare in meglio le nostre vite. Non importa l'eredità del passato, le barriere che ci ostacolano, e qualsiasi variabile esterna. Dipende da noi.




*La favola prende il nome dall'omonimo ortaggio, che come la protagonista, mostra a chi volge lo sguardo una folta chioma in capo nascondendo il resto del corpo sottoterra (o nella torre).



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giovedì 23 luglio 2015

Renzi promette meno tasse

Una minore pressione fiscale non può dispiacere gli italiani, che da sempre pagano troppo dovendo versare all'erario anche per gli evasori. Ma criticare a prescindere chi tenta di fare una cosa giusta e sacrosanta, non è la chiave della soluzione ai problemi, anzi è un gioco pericoloso che dà credito al nuovo slogan del PD -"il partito delle meno tasse".
Piuttosto sarebbe molto meglio interrogare Renzi su dove prenderà i soldi, e poi sbugiadarlo sulla fuffa. 

Il pericolo lo sappiamo bene, è quello di un'altra promessa non mantenuta. Perché Matteo ha bisogno di consenso più che mai, tanto nella penisola quanto nel resto d'Europa, e allora promette un mega-taglio delle tasse per un valore di quasi 50miliardi di euro (per far felici gli italiani) a patto delle riforme (per far contenta l'UE). Infatti, le riforme sono essenziali per poter chiedere all'Europa quella flessibilità sui conti necessaria per sforare qualche parametro e alimentare la crescita (economica) -ma funzionerà?

Ad ogni modo, l'unica e vera domanda resta una: ci dobbiamo credere?
No assolutamente.

Non dobbiamo avere atti di fede o dogmi verso questo governo, ma se critica ci deve essere, che sia sul merito e costruttiva. Non giochiamo al gioco del "no a prescindere" o degli attacchi personali, perchè quello è un film già visto con Berlusconi. Piuttosto, lasciamo parlare e promettere i nostri leader: sono perfettamente in grado di annientarsi da soli...




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lunedì 20 luglio 2015

La Grecia torna in pista

Non ho mai dato Tsipras per morto, e non l'ho mai biasimato per aver ceduto alle trattive con l'Europa, o per meglio dire con la Germania - al contrario di chi è sceso dal carro e si è messo a fare il pungolatore.

Perché nonostante la delicata situazione in cui la Grecia versava, ha saputo portare a casa un importante risultato: la riduzione del debito. 
Infatti, nell'accordo strappato all'ultimo summit europeo dopo il referendum, la Grecia ha l'obbligo di ripagare il debito al suo valore nominale, e questo significa che non è esclusa la possibilità di pagare meno gli interessi o di effettuare i pagamenti in maniera molto dilazionata. Tradotto: il debito è meno pesante.  

Tuttavia la partita non è ancora finita, e c'è poco da cantare vittoria. La Germania della Merkel (e di Schauble) proprio non ha intenzione di concedere sconti, e l'austerity non è il miglior programma per rimettersi in piedi.

Nel frattempo, Varoufakis (ex ministro delle finanze greco) denuncia la creazione di un'Europa a due velocità, una guidata dalla Germania, che pensa solo ai propri interessi, e l'altra rappresentata da tutti i Paesi indebitati e costretti ad uno stato di insolvenza perenne. E accusa Schauble del macchiavellico piano di creare questa situazione insostenibile per la Grecia proprio per cacciarla dall'UE.

USA e UK sembra stiano incominciando a credere a questa versione dei fatti, e le trattative per la sostenibilità del debito ellenico potrebbero riaprirsi con gli USA schierati al fianco della Grecia.
Ovviamente se gli americani intervenissero non sarebbe per amore incondizionato, ma per evitare lo strapotere tedesco nel vecchio continente, e soprattutto perché non possono permettersi di far tornare i mercati a ballare.




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domenica 19 luglio 2015

Diventare Grandi

Crescere fa parte della vita, ed è un processo continuo e inevitabile. Sinteticamente potremmo riassumere la vita dell'uomo in quattro fasi: infanzia, adolescenza, età adulta e senilità. Gradini ben demarcati dal punto di vista fisico, ma meno segnati sul piano interiore, tanto è vero che non sempre è semplice riconoscere quand'è che si diventa grandi.

E questo perché oggigiorno i riti di passaggio non esistono più, o almeno non sono vissuti con l'intensità di un tempo.

Ma cos'è un rito di passaggio? 
E' una situazione in cui ci si mette fortemente alla prova, dove per la prima volta non abbiamo più la protezione genitoriale, e magari abbiamo anche a che fare con il manifestarsi della morte. 

Un esempio di questo era la leva militare, quando ancora era obbligatoria. Piena di emozioni intense, di ogni tipo. Da soli a fare i conti con la vita. 

Un altro esempio è il matrimonio: dove si abbandona il nido e si vola per formare un nuovo nucleo famigliare, fuori dalla propria comfort zone, con nuove responsabilità. E oggi, si sà, quest'evento si posticipa sempre più ad un'età matura. 
Oramai è considerato normale vedere mamme divenire tali dopo i trenta e più vicino agli "anta" -nonostante l'età biologica spinga in direzione opposta-  e uomini che diventano padri solo dopo i quaranta, con la conseguenza che anche la maturità interiore la si raggionge con più fatica e con più ansie, soprattutto con meno coraggio.

Eppure, sebbene viviamo in epoca di ribellione intergenerazionale (forse dove c'è la massima espressione di questa divergenza) c'è una totale inettitudine delle giovani generazioni -di cui faccio parte- a prendere il posto di quelle precedenti o ad uscire dall'ala protettiva.
Questo perché la società moderna, con il paradigma del consumismo, dell'avere, dell'apparire, ha creato un mondo parallelo che si discosta dagli eventi segnanti della vita, e porta così ad un appiattimento delle proprie azioni. Proprio oggi che paradossalmente avremmo tutti gli strumenti necessari grazie alla tecnologia per fare grandi cose! Invece siamo molto più pigri e refrattari all'assumerci le nostre responsabilità, a raggiungere uno stato di maturità. 

Allora, gli stimoli non possono cadere dal cielo, soprattutto se l'esterno attorno a noi è una campana di vetro. Ma devono venire da dentro, senza aspettare che le cose cambino o che qualcuno ci consegni le chiavi della macchina. 
Bisogna agire per affacciarsi alla vita.





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giovedì 16 luglio 2015

Le lacrime di Reem e la responsabilità della Merkel

E' diventato virale in rete un video dell'emittente televisiva NDR, che ritrae la cancelliera Angela Merkel alle prese con un'adolescente palestinese, Reem, la quale scoppia in lacrime quando le viene spiegato il perché del NO alla richiesta d'asilo per lei e la sua famiglia nonostante vivano in Germania da ben quattro anni.

Non voglio entrare nel merito delle politiche immigratorie della Germania, anche perché non ne avrei le competenze, e non vorrei nemmeno fomentare odio contro i tedeschi o la cancelliera di ferro, ma ora come ora mi chiedo cosa passi nella testa della Merkel. Adesso che i riflettori sono spenti e che quell'episidio delicato -simile a migliaia d'altri- vive solo nella memoria.

Essere a capo di una Nazione sicuramente non è semplice. Le scelte prese per il bene (almeno in apparenza) del proprio popolo possono significare dolore per altre milioni di persone, che solo perché sono nate su un'altra faccia del globo possono trovarsi a combattere anche per i più basici dei diritti umani -mangiare, bere, esprimere un'opinione, avere un posto che si chiama casa.

L'accogliere tutti gli immigranti che scappano da situazioni di ingiustizia non è una cosa sostenibile per i parametri delle società occidentali, e sicuramente non è la soluzione al problema. 
Tuttavia dovrebbe essere un obbligo. 
Un dovere a cui bisogna adempiere fin quando non si smorzi quest'aria d'indifferenza internazionale verso le condizioni del terzo mondo. 

I problemi ci sono e vanno affrontati, chiudere gli occhi e vivere coltivando il proprio orto oltre che essere disumano è anche distruttivo.

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martedì 14 luglio 2015

Post Sviluppo, Decrescita Felice, Crescita Personale

Alla crescita del benessere del proprio Paese, ben si coniuga la crescita personale, volendo potremmo definirla crescita della coscienza. 
La consapevolezza che le nostre azioni hanno un seguito, diretto e indiretto, nel mondo in cui viviamo.

Lo stile di vita del tipico occidentale è molto incentrato sull'avere, dal circondarsi di oggetti tecnologici e accessori di varia natura che vengono rimpiazzati poi con una certa ciclicità. 
Se dopo andiamo a studiare come questi beni siano prodotti, ci accorgiamo allora della complessa operazione: componenti dall'India, elementi dall'Africa, assemblaggio nell'est Europa, business plan dall'America ...
Praticamente una danza frenetica che si balla da capo a capo del Pianeta, con anche un costo in termini di inquinamento dovuto agli spostamenti. 
Alla fine l'oggetto viene creato, entra nelle varie catene di distribuzione e noi tutti andiamo a comprarlo, con anche un certo senso di appagamento... poi magari dura tanto quanto il tragitto negozio-casa, ma un senso di benessere c'è. 
Purtroppo, questa felicità generata dallo shopping è del tutto velleitaria. Non è altro che un colmare un vuoto della propria esistenza -è un po' come quando si viene lasciati e rimpiazziamo il partner con gelato a volontà nel cuore della notte. Il consumismo è la descrizione di un malessere interiore.

Quindi, lavorando prima di tutto su noi stessi, analizzando quali siano gli aspetti importanti delle nostre vite, sul piano materiale e spirituale, psichico e fisico, possiamo trasmettere i valori giusti da marcare alla società -che altro non è che l'impronta di noi.

Le teorie di Post-Sviluppo, che danno origine alla cosidetta decrescita felice (produrre di meno per vivere meglio), volgono proprio in tal senso. 
Mantenere una globalizzazione sul piano dei contatti e dell'informazione, e smorzare questo pazzo modo di produrre.

Possiamo sforzarci di soddisfare i nostri bisogni (che sembrano tanto un pozzo senza fondo) spremendoci le meningi e utilizzando le risorse che si hanno a livello locale. 
D'altronde è proprio così che la rivoluzione industriale è nata. 
Il carbone prima del Settecento era semplicemente una pietra sporca. Solo nel momento in cui ci si è posti la giusta domanda -come trasformare questo bene inutile ma abbondante in una risorsa?- ne è nato il boom che tutti conosciamo. 

Allora, la chiave sta nel trovare la domanda giusta da chiederci.





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O' Sistema

La Macchina UE

L'Unione Europea è un sistema molto complesso che si auto-alimenta-difende nutrendosi dei principi del neo-liberismo e cullandosi nella propria tecnocrazia. E questo perché il parlamento europeo, luogo d'incontro della politica dei Paesi, nulla è a confronto della volontà politica (ma soprattutto economica) dei grandi creditori -primi fra tutti la Germania. 

Allora il bene di un continente intero, con l'ambizione di divenire Nazione, mai potrà emergere se l'interesse dei popoli è subordinato ai creditori.

Immaginiamo, invece, una UE Nazione federale, al pari degli Stati Uniti, con un presidente eletto democraticamente.
Avremmo quell'alternarsi di potere e di visione della società, che potrebbe spingere lontano dall'attuale concezione capitalistica (che come noto non dipinge un mondo perfetto!), ed essere pioneri e primi al mondo nel delineare nuovi orizzonti. Oppure nulla muterebbe in tal senso. 
Ma ciò che cambierebbe davvero sarebbe la volontà dei cittadini che da spettatori si trasformano in padroni, liberi di tracciare la rotta da seguire o di scegliere in mano a quale navigatore affidarsi. 
Insomma, la sconfitta del potere tecnocratico. 

Inoltre, in un mondo dominato da nuove e vecchie potenze, diverse e contrapposte, è evidente l'esigenza di battezzare questa UE benedetta all'insegna di una vera unione di popoli. 


Un po' di conti

Se l'UE fosse un Paese, avremmo il PIL più grande al mondo: quasi 17mila miliardi di dollari, seguiti poi dagli USA a quota 16mila miliardi (praticamente un testa a testa) e al terzo gradino del podio la Cina con 9mila miliardi di dollari.
Lungi dall'indicare il PIL e gli altri indici economici come strumenti di sintesi del benessere di una società, ma sono pur sempre indicatori della forza di un Paese e quindi spunti di riflessione.

Allora, di Europa c'è bisogno se si vuole contare qualcosa in questo mondo che cambia, ma l'Europa deve essere profondamente diversa da come si presenta oggi.







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Varoufakis detto Popeye

Varoufakis, ex ministro delle finanze greco, è stato il vero campione del braccio di ferro con la Merkel (o meglio con Schauble, il ministro delle finanze tedesco).

Purtroppo è stato costretto alle dimissioni proprio dopo la vittoria del NO del referendum greco, quel NO che rappresentava l'elemento cruciale della sua battaglia. 
Ma Tsipras e il suo entourage non se la sono sentiti di andare fino in fondo -impossibile biasimarli- e il ministro non avrebbe potuto portare avanti una strategia non condivisa. 

L'idea originaria, quando Varoufakis era ancora in carica, consisteva nell'utilizzare il NO del referendum popolare ad accettare il "piano Merkel", e coniugarlo all'emissione di particolari cambiali IOU (titoli di credito che si comportano quasi al pari di una moneta) per ottenere così un po' di liquidita e il re-impossessamento della banca centrale greca. 
Minacciare quindi una Grexit e avere ulteriori margini di guadagno nelle trattative con l'Europa
Il piano c'era, con i suoi rischi e le sue probabilità di vittoria. 

La Germania avrebbe potuto magari incominciare ad assaggiare le turbolenze dei mercati per mezzo dell'ipotetica Grexit, rinfrescarsi le idee e sedere di nuovo al tavolo delle trattative. Forse, dopo, l'incontro sulle divergenze si sarebbe ottenuto lo stesso, e forse più vicino alla parte di Tsipras.

Ad ogni modo la storia ha percorso una strada diversa, e la lavata di capo è stata fatta alla Grecia, che comunque un minimo di ristrutturazione del debito l'ha ottenuto -e questo grazie al referendum.

Ma purtroppo le aspettative sono rimaste mille miglia lontane.





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Germania Caput Mundi

Anche Papa Francesco, di ritorno dal viaggio in Sud America, parla della situazione greca e accusa i governatori del passato di aver portato il Paese in questa situazione disperata, augurandosi poi che si trovi "una strada per una soluzione" definitiva.

Tsipras, ad ogni modo, colpe non ne ha, e opportunità concrete per capovolgere l'andazzo non né ha avute nemmeno -questo a causa dell'asfissia di danaro che la BCE ha procurato sin dal suo insediamento. 

L'attenzione mediatica è quindi ancora incentrata sulla Grecia, che fino ad ora, a parte l'ultimo summit europeo, mai ha avuto margini per ritrattare il debito.
Discorso a parte, invece, merita l'Austria, alla quale è stato concesso un piano di ristrutturazione del debito senza nemmeno batter ciglio, nel silenzio generale di tutti. E la Germania stessa, che i debiti delle due guerre mondiali mai li ha pagati!

E allora, è evidente che l'Europa oramai sia dominata da una visione germanocentrica. Visione che mal si coniuga con le politiche dei Paesi più vicino al Mediterraneo, che non sono per nulla inferiori in fatto di intelligenza. E questa divergenza di idee, sulla politica e sulla società, porta ad una morsa al rubinetto dei quattrini che fa sì che anche il più capace leader-amminastratore-politico-genio di questo Pianeta, sia impossibilitato a far bene per il proprio Paese. 

Ed è così che poi si  arriva al paradosso di una Germania leader e principale creditore del continente. 
Cosa che non sarebbe impossibile nemmeno per l'Italia (basta depennare e non pagare i propri debiti!).



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lunedì 13 luglio 2015

La Grecia bisogna aiutare

La questione greca è su tutte le pagine dei giornali, e sempre più nella vita di tutti noi, indirettamente adesso, direttamente poi - nel caso sciagurato dell'uscita della Grecia. 

Tsipras si è dimostrato un grande atleta del braccio di ferro, il referendum popolare è stata un'abilissima mossa per acquisire più potere contrattuale, ma la Merkel non è da meno e continua con la sua forza macistica e miope, senza cedere. 

Eppure, è proprio con l'ipotesi Grexit che la Germania avrebbe tutto da perdere. 
La Germania è l'economia più globalizzata in Europa, e la recessione -inevitabile- che seguirebbe nel caso di una uscita della Grecia dall'Euro, sarebbe un duro pugno nella pancia della Germania. Un remake della crisi finanziaria 2008-2010.

La Merkel gioca con il fuoco, e applica strategie che si dovrebbero adottare solo con i nemici, e non certamente con uno Stato membro della stesso Paese. 
La grande assente agli Eurosummit è dunque la politica. E' giunto il momento che Italia e Francia facciano il loro ingresso a supporto della Grecia e diano origine all'Unione Europea della politica, della solidarietà dei popoli.

Merkel: "no ad intesa a tutti i costi" 
Che Renzi e Hollande ribattano e mettano a tacere questa gentile signora tedesca dai vestiti colorati di dubbio gusto, signora che con una pessima mano di poker palesemente bluffa. 




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