E' diventato virale in rete un video dell'emittente televisiva NDR, che ritrae la cancelliera Angela Merkel alle prese con un'adolescente palestinese, Reem, la quale scoppia in lacrime quando le viene spiegato il perché del NO alla richiesta d'asilo per lei e la sua famiglia nonostante vivano in Germania da ben quattro anni.
Non voglio entrare nel merito delle politiche immigratorie della Germania, anche perché non ne avrei le competenze, e non vorrei nemmeno fomentare odio contro i tedeschi o la cancelliera di ferro, ma ora come ora mi chiedo cosa passi nella testa della Merkel. Adesso che i riflettori sono spenti e che quell'episidio delicato -simile a migliaia d'altri- vive solo nella memoria.
Essere a capo di una Nazione sicuramente non è semplice. Le scelte prese per il bene (almeno in apparenza) del proprio popolo possono significare dolore per altre milioni di persone, che solo perché sono nate su un'altra faccia del globo possono trovarsi a combattere anche per i più basici dei diritti umani -mangiare, bere, esprimere un'opinione, avere un posto che si chiama casa.
L'accogliere tutti gli immigranti che scappano da situazioni di ingiustizia non è una cosa sostenibile per i parametri delle società occidentali, e sicuramente non è la soluzione al problema.
Tuttavia dovrebbe essere un obbligo.
Un dovere a cui bisogna adempiere fin quando non si smorzi quest'aria d'indifferenza internazionale verso le condizioni del terzo mondo.
I problemi ci sono e vanno affrontati, chiudere gli occhi e vivere coltivando il proprio orto oltre che essere disumano è anche distruttivo.
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Non voglio entrare nel merito delle politiche immigratorie della Germania, anche perché non ne avrei le competenze, e non vorrei nemmeno fomentare odio contro i tedeschi o la cancelliera di ferro, ma ora come ora mi chiedo cosa passi nella testa della Merkel. Adesso che i riflettori sono spenti e che quell'episidio delicato -simile a migliaia d'altri- vive solo nella memoria.
Essere a capo di una Nazione sicuramente non è semplice. Le scelte prese per il bene (almeno in apparenza) del proprio popolo possono significare dolore per altre milioni di persone, che solo perché sono nate su un'altra faccia del globo possono trovarsi a combattere anche per i più basici dei diritti umani -mangiare, bere, esprimere un'opinione, avere un posto che si chiama casa.
L'accogliere tutti gli immigranti che scappano da situazioni di ingiustizia non è una cosa sostenibile per i parametri delle società occidentali, e sicuramente non è la soluzione al problema.
Tuttavia dovrebbe essere un obbligo.
Un dovere a cui bisogna adempiere fin quando non si smorzi quest'aria d'indifferenza internazionale verso le condizioni del terzo mondo.
I problemi ci sono e vanno affrontati, chiudere gli occhi e vivere coltivando il proprio orto oltre che essere disumano è anche distruttivo.
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