Visualizzazione post con etichetta post sviluppo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta post sviluppo. Mostra tutti i post

giovedì 31 marzo 2016

Cambiare noi per cambire il mondo


Che il mondo moderno sia egoista, basato sugli individualismi, si sa, si vede. 
Uno dei fattori che sicuramente ha contribuito a dipingere questa tela è senza dubbio la globalizzazione, e il modo di produrre. 

Se una volta, nel periodo ante-guerramondiale, le produzioni scarseggiavano, oggi abbiamo la situazione opposta, la sovrapproduzione, e questo vale anche (soprattutto) per i beni alimentari. 

Il consumo di oggi si manifesta sempre meno legato al soddisfacimento dei bisogni umani, e sempre più a logiche di appartenenza sociale: comprare l'iphone, il rolex, le nike, tutti simboli di un certo status, e non a caso ogni prodotto mette in mostra il proprio marchio per precise logiche di marketing. 

Domanda: Ma la gente, pecorona aggiungo io, non si è sfracellata l'anima a furia di essere stuprata (nel gusto) in questo modo? E come può essere così miope da non rendersi conto di consumare quelle che sono le risorse della Terra, che ad un certo punto termineranno, senza nemmeno comprendere gli effetti sul pianeta e di riflesso sulla vita di tutti quelli che lo abitano?

Un altro fattore che partecipa a questa schizofrenia di massa -perché i comportamenti umani sono altalenanti fra la razionalità, l'irrazionalità, e la contraddizione pura- è sicuramente la disconnessione del consumatore dal sistema produzione, in particolare quello che riguarda la filiera alimentare, e quindi sempre più merda giunge sulle tavole: prodotti con diserbanti, salmonella, ogm, ogm con diserbanti, varie. 
Questo perché si perde ogni traccia dell'identità del prodotto, e apparentemente l'unico modo per difendersi è l'informarsi, conoscere; ma l'informazione è comunque delegata a terzi, i mass media, i quali viaggiano su treni che percorrono binari differenti dagli interessi dei cittadini-consumatori, e offrono un'informazione di parte, sintetica, contradditoria, non aderente alla realtà -dove la percezione del pericolo è notevolmente superiore al pericolo stesso, talvolta il contrario- e la diretta conseguenza è il senso di inquietudine di tutti noi, che non sappiamo che pannocchia mangiare, da quale distributore andare, e aumenta quella che ormai tutti considerano "l'ansia alimentare". 

In tutto ciò è nata una nuova domanda, quella dei prodotti sani, e nuove schiere di imprese sono nate per offrire la RE-INVENZIONE del prodotto TIPICO -che oggi si chiama BIOLOGICO.
Le imprese, ovviamente, vendono anche a caro prezzo l'output, proprio per la domanda forte, cavalcata dalla paura della massa. 

Ma invece di affidare la nostra cazzo di alimentazione a terzi che hanno il proprio cuore nel portafoglio, e il cervello nei piedi, non è meglio re-invetare le nostre vite e avvicinarci ad una nuova economia, nuovo modo di produrre, e di intendere l'esistenza?
Quanti di voi hanno mai provato a coltivare un piccolo appezzamento di terra per produrre da sé un po' di frutta e verdura? 
Quanti di voi hanno mai provato a scambiarla con altri cittadini a mo' di baratto?
Quanti di voi hanno mai pensato che il futuro invece di andare in questa direzione consumistica possa essere diverso, e coniugare tradizione e innovazione?

#LeggiUnPoDiPiùCompraUnPòDiMeno
#EpoiPensa

Condividi con gli amici spreconi


martedì 14 luglio 2015

Post Sviluppo, Decrescita Felice, Crescita Personale

Alla crescita del benessere del proprio Paese, ben si coniuga la crescita personale, volendo potremmo definirla crescita della coscienza. 
La consapevolezza che le nostre azioni hanno un seguito, diretto e indiretto, nel mondo in cui viviamo.

Lo stile di vita del tipico occidentale è molto incentrato sull'avere, dal circondarsi di oggetti tecnologici e accessori di varia natura che vengono rimpiazzati poi con una certa ciclicità. 
Se dopo andiamo a studiare come questi beni siano prodotti, ci accorgiamo allora della complessa operazione: componenti dall'India, elementi dall'Africa, assemblaggio nell'est Europa, business plan dall'America ...
Praticamente una danza frenetica che si balla da capo a capo del Pianeta, con anche un costo in termini di inquinamento dovuto agli spostamenti. 
Alla fine l'oggetto viene creato, entra nelle varie catene di distribuzione e noi tutti andiamo a comprarlo, con anche un certo senso di appagamento... poi magari dura tanto quanto il tragitto negozio-casa, ma un senso di benessere c'è. 
Purtroppo, questa felicità generata dallo shopping è del tutto velleitaria. Non è altro che un colmare un vuoto della propria esistenza -è un po' come quando si viene lasciati e rimpiazziamo il partner con gelato a volontà nel cuore della notte. Il consumismo è la descrizione di un malessere interiore.

Quindi, lavorando prima di tutto su noi stessi, analizzando quali siano gli aspetti importanti delle nostre vite, sul piano materiale e spirituale, psichico e fisico, possiamo trasmettere i valori giusti da marcare alla società -che altro non è che l'impronta di noi.

Le teorie di Post-Sviluppo, che danno origine alla cosidetta decrescita felice (produrre di meno per vivere meglio), volgono proprio in tal senso. 
Mantenere una globalizzazione sul piano dei contatti e dell'informazione, e smorzare questo pazzo modo di produrre.

Possiamo sforzarci di soddisfare i nostri bisogni (che sembrano tanto un pozzo senza fondo) spremendoci le meningi e utilizzando le risorse che si hanno a livello locale. 
D'altronde è proprio così che la rivoluzione industriale è nata. 
Il carbone prima del Settecento era semplicemente una pietra sporca. Solo nel momento in cui ci si è posti la giusta domanda -come trasformare questo bene inutile ma abbondante in una risorsa?- ne è nato il boom che tutti conosciamo. 

Allora, la chiave sta nel trovare la domanda giusta da chiederci.





Se hai gradito la lettura di questo post ti invito a condividerlo con gli amici di facebook, twitter e google+
Puoi utilizzare comodamente i tasti qui sotto. 
E se vuoi rimanere sempre aggiornato sull'uscita dei prossimi articoli, entra nella tribù: Seguimi sui social e iscriviti al Blog!