mercoledì 11 maggio 2016

L'imbecille suona il clacson


E l'imbecille suona il clacson, si fionda sull'incrocio, inchioda, e ti guarda con fare da bertuccia. Senza capire esplode con due, mille parolacce, nonostante lo STOP gridi chiaro sul rosso del cartello, accompagnato dai caratteri cubitali sull'asfalto che non lasciano adito a dubbi: S T O P.
Ti guarda, ma ancora non comprende perché non sia potuto passare, perché non abbia avuto accesso a quella precedenza a cui NON aveva diritto. E s'incazza, suona il clacson - l'unica cosa in grado di capire, ovviamente disconoscendo il giusto contesto d'applicazione...

E gli imbecilli sono in mezzo a noi, sopra, sotto, con noi, e contribuiscono a plasmare  nel bene e  nel male la società in cui viviamo.
Ma non arrabbiamoci con loro, non cediamo a quelle stesse logiche scimmiesche che li dirigono. 
Piuttosto educhiamoli al rispetto delle regole, perché altrimenti saranno le regole ad adeguarsi al loro modo di fare.
Ve lo immaginate uno Stato, fatto di leggi create da un parlamento pieno di scimmie? Lo so, è come chiedere di credere che la terra sia tonda. Difficile da immaginare.

Allora sì, la bertuccia va educata, ma prima di tutto assicuriamoci anche di non essere noi quella bertuccia...

Passa parola e aiuta un imbecille. Seguimi sui social.

lunedì 2 maggio 2016

Occidente Egoico


L'Italia del fare più forte di chi dice solo di no. 
Non sono io a dirlo, ma il presidente del consiglio, Matteo Renzi. 

Che la politica italiana sia fatta di slogan non è una novità. Non c'è nemmeno bisogno di scomodare la memoria poi, per vedere quanta similitudine ci sia fra il Fonzie fiorentino e il Cavaliere per antonomasia: 
"noi siamo l'Italia che ama, loro l'Italia che odia" - così diceva un non più giovane Berlusconi per distinguere il suo popolo della libertà dalla sinistra.
Mentre a me imbarazzerebbe il solo pensiero di ripetere in tutti i salotti televisivi quest'infantilismo figlio dei primi accenni della demenza senile (forse precoce per quanto riguarda Renzi).  

Ma se il livello d'attenzione politica del popolo italiano si azzera attorno al nulla, scartando i fatti e ruotando attorno le belle parole, non è per Mr B o per il Matteo nazionale: loro incarnano semplicemente il (de)pensiero di noi populino, troppo attenti alla nostra egoica vita per renderci conto di far parte di una collettività più grande del nucleo familiare di appartenenza (vedi familismo amorale), e continuiamo ad accontentarci quindi della mediocrità di questi governanti. 
E allora è anche inutile condannare sempre questi disgraziati seduti sulle poltrone vellutate del potere, che proprio per il potere si leccherebbero anche le urine canine calpestate con le suole: pagano già un alto prezzo per quello.

Piuttosto dovremmo ammonirci a vicenda. E io me la prendo con te che leggi, che assisti agli scempi e non muovi un dito per fare nulla e trovi sempre una scusa, perché "la situazione ereditata è questa qui, e non c'è niente da fare",  perché "la colpa è dei nostri padri", perché "è tutto un magna-magna", perché "la colpa è degli altri", perché "i professori ce l'hanno con me", perché "pagare le tasse non è giusto", perché "non si può vivere con 1000 euro" (e certo che non puoi se vuoi mantenere i tuoi standard criminali per il pianeta), perché "calpestano i nostri diritti", perché "questo è schiavismo", perché "non c'ho nemmeno i soldi per le sigarette". 
Cazzate.

#bastaCazzate

domenica 24 aprile 2016

mercoledì 20 aprile 2016

Mangiamo quel che siamo



Siamo quel che mangiamo. 
Così diceva Ludwig Feuerbach, e sicuramente torto non aveva, visto che il cibo influenza la nostra salute -regolando le funzioni del corpo e gli ormoni, e non solo- ma soprattutto dipinge chi siamo, quale sia la nostra cultura, il nostro credo, il nostro status sociale:
gli arabi non mangiano il maiale, in europa non mangiamo i gatti o le cavalette, i ricchi (tendenzialmente) stanno più attenti a comprare pietanze di qualità, mentre i servi della gleba (tendenzialmente) prediligono una dieta molto calorica, concentrandosi più sulla quantità che la qualità.
Insomma, mangiare è molto più del solo atto in sé, ma è una funzione che racconta tanto di noi sul piano biologico e su quello socio-psicologico.
Il piatto che arriva sulla tavola parla delle nostre aspettative di vita e del nostro posto nella società, perché una dieta sana è un passo verso la longevità, e la scelta di cosa mangiare ci riporta alla dimensione spaziale (geografica) e culturale definendo il luogo in cui viviamo, il nostro culto, il nostro livello di istruzione, il nostro carattere. 
Il cibo sulle tavole rispecchia anche le nostre paure, le nostre ansie. In un mondo in cui il cittadino comune si allontana dalla filiera alimentare, demandando a terzi attori la produzione, la trasformazione, la distribuzione del cibo, il consumatore non trova posto, e si riduce il suo grado di fiducia nei confronti delle pietanze, ed esterno all'intero processo che riguarda la creazione degli alimenti non gli resta altro che affidarsi al dogma delle etichette (quando ci sono), alle informazioni date alla tv, ad internet. Inutile dire che le misure di controllo personale sono del tutto inefficaci: 
troppi attori intervengono nella filiera, spesso a latitudini e longitudini opposte, con regole di produzione, conservazione, trattamento, completamente differenti, dove l'alimento puro della terra viene trasformato e poi addizionato ad altri prodotti -che non è detto che siano necessariamente compatibili- andando a creare così una sorta di UFO, un Unidentified Food Object (per dirla alla Fischler). Insomma, passaggi troppo complessi per essere raccontati chiaramente e brevemente con una etichetta.
Gran parte di questo sistema è indubbiamente figlio della globalizzazione, un fenomeno tutt'altro che naturale, ma politico. E quindi non è vero che sia IRREVERSIBILE, come molti al contrario sostengono (vedi Bauman).
E se il disegno politico cambia, allora cambiano interamente le regole del gioco, e con loro anche il cibo che arriva in tavola. 
Se mangiamo schifezze un motivo ci sarà.

#Mangiamo quel che siamo.

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martedì 5 aprile 2016

Volontariato


Aiutare gli altri per aiutare sé stessi. La regola da seguire per poter cambiare la propria vita e girare il palmo dal basso verso l'alto dicendo da così a così.
Molti non realizzano, ma è proprio quando aiutiamo il prossimo che spesso troviamo un'innata saggezza gandhiana, e questo poi nulla conta se non ci ascoltiamo, se non mettiamo in pratica le belle parole.

Insomma, predicare bene per razzolare bene, questo è l'obiettivo. E il volontariato è una valido strumento per fare goal. Eppure, parlando con coetanei e altri giovani adulti (fascia di età 18-27) mi sono reso conto che il volontariato sia visto assurdamente come un qualcosa per sfigati, per perdenti, riflettendo tutto l'egoismo di quest'era digitale, moderna, frutto dell'alienazione subìta sin dalla tenera età ad opera dei computer-televisori-telefonini-videogiochi, che hanno portato a non far sviluppare l'empatia che un normale essere umano sviluppa socializzando con i suoi simili. 

Come ogni cosa, è l'abuso che porta a devianze, perché di per sé la tecnologia è uno strumento e non ha colpe (anzi, ci facilità la vita), ma è l'uso che se ne fa. 
Ancora non mi capacito come si possa avere una posizione tanto netta (quanto idiota) nel non volere aiutare, a volte mi chiedo se farei bene a registrare questi e denunciarli in pubblica piazza, giusto per sbattergli di fronte agli occhi il cancro che covano in seno con posizioni tanto poco ragionate e sentite. 

Questo post vuole solo sensibillizzare un po' l'opinione altrui sul bisogno che c'è di noi nel mondo, compiere piccoli gesti per fare grandi cose, e non solo per gli altri e la società, ma anche per sé, perché il guadagno che si trae da esperienze simili non è immaginabile prima, e le parole sono inutili.

#HelpWhoNeeds
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sabato 2 aprile 2016

#BastaLagne


Sconfiggere i demoni del passato guardandoli dritto negli occhi, mentre si medita da soli su una panchina nel verde del parco, sdraiati nel letto nel buio della notte, immersi nell'acqua del mare delle vacanze estive, ovunque ove la pace spodesti i rumori della vita, è fondamentale se si vuol dare un calcio alla Chuck Norris alla propria esistenza. Si tratta di maturità.

Le esperienze negative sono degli insegnamenti che non sempre riusciamo a cogliere, spesso reiteriamo gli stessi sbagli, e ci danniamo poi, e come sempre lamentarsi non sarà la soluzione. Piuttosto dovremmo cavalcare quelle emozioni indomabili, guardando il puledro selvaggio a muso, e capire come montarlo. 

Allora PAUSA è la parola magica. Pausa dall'attività quotidiana, pausa dalla ricerca di una soluzione, pausa dallo stress degli obblighi, pausa dai continui errori, pausa da tutto. 
Pausa è l'amica. 

Goditi il secondo, l'ora, la giornata, ché le soluzioni ai problemi verranno così da sé, perché il cervello, tanto complesso quanto affascinante, è una macchina che analizza sempre, anche quando non ce ne accorgiamo, e in automatico ti ritroverai a rivivere memorie, storie, traumi e piaceri, e se guardi le foto dei ricordi senza i rumori della vita, Chuck Norris in persona ti darà la spinta che cercavi.
Bada bene però che pausa non significa tempo libero, tempo di leggere, di navigare in internet, di giocare, di affaticare il cervello con le convinzioni degli altri; pausa è un tete-a-tete con te. 

Per il resto non c'è bisogno di aggiungere tante altre parole, basta solo non lamentarsi, perché sì la rosa è sfortunata ad avere le spine, ma le spine sono fortunate ad avere la rosa (cit.).

#BastaLagne
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giovedì 31 marzo 2016

Cambiare noi per cambire il mondo


Che il mondo moderno sia egoista, basato sugli individualismi, si sa, si vede. 
Uno dei fattori che sicuramente ha contribuito a dipingere questa tela è senza dubbio la globalizzazione, e il modo di produrre. 

Se una volta, nel periodo ante-guerramondiale, le produzioni scarseggiavano, oggi abbiamo la situazione opposta, la sovrapproduzione, e questo vale anche (soprattutto) per i beni alimentari. 

Il consumo di oggi si manifesta sempre meno legato al soddisfacimento dei bisogni umani, e sempre più a logiche di appartenenza sociale: comprare l'iphone, il rolex, le nike, tutti simboli di un certo status, e non a caso ogni prodotto mette in mostra il proprio marchio per precise logiche di marketing. 

Domanda: Ma la gente, pecorona aggiungo io, non si è sfracellata l'anima a furia di essere stuprata (nel gusto) in questo modo? E come può essere così miope da non rendersi conto di consumare quelle che sono le risorse della Terra, che ad un certo punto termineranno, senza nemmeno comprendere gli effetti sul pianeta e di riflesso sulla vita di tutti quelli che lo abitano?

Un altro fattore che partecipa a questa schizofrenia di massa -perché i comportamenti umani sono altalenanti fra la razionalità, l'irrazionalità, e la contraddizione pura- è sicuramente la disconnessione del consumatore dal sistema produzione, in particolare quello che riguarda la filiera alimentare, e quindi sempre più merda giunge sulle tavole: prodotti con diserbanti, salmonella, ogm, ogm con diserbanti, varie. 
Questo perché si perde ogni traccia dell'identità del prodotto, e apparentemente l'unico modo per difendersi è l'informarsi, conoscere; ma l'informazione è comunque delegata a terzi, i mass media, i quali viaggiano su treni che percorrono binari differenti dagli interessi dei cittadini-consumatori, e offrono un'informazione di parte, sintetica, contradditoria, non aderente alla realtà -dove la percezione del pericolo è notevolmente superiore al pericolo stesso, talvolta il contrario- e la diretta conseguenza è il senso di inquietudine di tutti noi, che non sappiamo che pannocchia mangiare, da quale distributore andare, e aumenta quella che ormai tutti considerano "l'ansia alimentare". 

In tutto ciò è nata una nuova domanda, quella dei prodotti sani, e nuove schiere di imprese sono nate per offrire la RE-INVENZIONE del prodotto TIPICO -che oggi si chiama BIOLOGICO.
Le imprese, ovviamente, vendono anche a caro prezzo l'output, proprio per la domanda forte, cavalcata dalla paura della massa. 

Ma invece di affidare la nostra cazzo di alimentazione a terzi che hanno il proprio cuore nel portafoglio, e il cervello nei piedi, non è meglio re-invetare le nostre vite e avvicinarci ad una nuova economia, nuovo modo di produrre, e di intendere l'esistenza?
Quanti di voi hanno mai provato a coltivare un piccolo appezzamento di terra per produrre da sé un po' di frutta e verdura? 
Quanti di voi hanno mai provato a scambiarla con altri cittadini a mo' di baratto?
Quanti di voi hanno mai pensato che il futuro invece di andare in questa direzione consumistica possa essere diverso, e coniugare tradizione e innovazione?

#LeggiUnPoDiPiùCompraUnPòDiMeno
#EpoiPensa

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mercoledì 30 marzo 2016

Drogati drogati drogati


Drogàti, drogàti, drogàti, ecco cosa siamo nel 2016, sempre più drogati, di medicine, di stupefacenti, di alcol, di televisione, di internet, facebook, social, di telefono, di sport, calcio, di sesso, di porno, di abitudini dure a morire, di disinteresse, di routine, drogàti di insicurezze e intrappolati nella immagine di sé, piccola e insignificante, ma confortante, nata per l'alta opinione, gigante, troppo, degli altri senza per nulla tener conto della propria. 

Allora disintossicarsi è imporatante, e saperlo come fare ancora di più, ma nessuno ce lo può insegnare, le parole contano un cazzo, mentre vivere e fare esperienze sono la soluzione. 

Per ognuno la storia è diversa, ma in fin dei conti per sconfiggere i propri demoni si devono compiere gli stessi identici step, tre
A) capire di essere drogàti, 
B) essere motivati nel e per disintossicarsi, 
C) agire. 

I tre ingredienti per cucinare, non l'anfetamina, ma il minestrone riscaldato che chiamiamo vita, e dargli un carciofo di senso.

#NoAllaDrogaCazzoIniziaAvivereEspegniFacebook
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*Ormai nessuno più vuol leggere, se lo si fa, si leggono solo cose riguardo il proprio campo e in linea con la propria visione del mondo, giusto per non imparare un cazzo di nuovo e sentirsi dalla parte della ragione, e se comunque si legge, si saltano le righe per fiondare sulla ciccia del discorso, senza badare a filosofeggiamenti, ma soprattutto, la maggior parte di voi nemmeno leggerà questa nota: pigri-tossici-dimmerda, senza offesa. Con amore. Per gli altri, più amore.
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sabato 26 marzo 2016

Una vita al Massimo


Massimo è un giovane adulto di 28 anni, un uomo che tutti chiamano ancora ragazzo, e a lui va bene perché ragazzo si sente
Vive a Milano e lavora per una grande azienda, una di quelle che ha a che fare con l'informatica. 
Massimo è felice e lavora con dedizione, per adesso è ancora uno stagista, ma impara tante cose ogni giorno e ha opportunità di crescita. In due anni ha conosciuto tante persone che ora chiama amici. 
Condivide un appartamento con altri tre che calzano le sue stesse scarpe: uomini-chiamati-ragazzi, emigranti. Il fine settimana lo dedica alle serie tv, all'abbordaggio di ragazze su tinder, talvolta nei locali, e alle seghe solitarie. 
Adesso è pasqua e Massimo torna giù in Calabria dai genitori, quelli che l'hanno sempre amato incondizionatamente e che pagano gli affitti, ma anche dalle nonne, nonni, zii, cugini, che non pagano gli affitti, ma portano qualche soldo in tasca quando occorre. 
Massimo ritorna Massimino, e la maschera milanese rimane a Milano, o forse alla sua faccia milanese sovrappone la maschera calabrese che lascia sempre in Calabria. 
Massimino è felice della sua routine e nulla sa della vita o di quelle degli altri.
Intanto pasqua è finita, la colomba si digerisce nella pancia, e il treno prende il volo per Milano.
Massimo è seduto, viaggia, ti aggiunge su facebook, commenta le tue foto, ride alle tue battute.
Massimo è stanco.
Massimo dorme. 
Se ti aspetti che Massimo faccia qualcosa di straordinario (così), non hai capito un cazzo!

#SvegliaMassimo
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venerdì 25 marzo 2016

Gli anziani


Gli anziani sono la nostra memoria. Bisogna prendersene cura, cucinare per loro, lavarli, amarli, non isolarli. Gli anziani hanno esperienza, testardaggine, e talvolta prepotenza, ma bisogna avere pazienza, sopportare i capricci di bambina memoria, e mostrare polso; per il loro bene talvolta dobbiamo prendere anche decisioni che possono rattristarli, come assumere una persona che si prenda cura di loro h24, senza però nulla togliere al proprio compito di figlio, di nipote, di accudirli, di andarli a trovare, di frequentarli, amarli, di essere presente nel momento del bisogno.
Gli anaziani vanno aiutati. Gli anziani siamo noi domani. 

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sabato 19 marzo 2016

L'ipocrisia dell'ideologia


Il figlio maschio. Un libro che vi cito non perché riceva big money per parlarvene -cosa che tra l'altro non farò- ma perché ho appena iniaziato a leggerlo, e dalla lettura sono nate delle considerazioni (che ora vi porgo); poi voi leggetelo o non leggetelo, fate che vi pare, ma seguitimi nel pensiero e aiutatemi a capire. 

Siccome questo racconto inizia negli anni '20 del '900, trasudano sin dai primi pori delle pagine i sentimenti di quel tempo: la divisione italica precisa e quadrata fra fascisti e antifascisti, clericali e anticlericali.
E la riflessione mi sorge proprio qui (seppur il libro parli poi di tutt'altri fatti). 
I sostenitori di Mussolini, e i socialisti, e i cattolici: tutti fan di team diversi, con una ideologia massiccia incardinata dentro, aggrappata sin la punta più ultima dell'anima, una fede che accende e avvampa l'atmosfera andando a modificare quella che è la struttura neurale del cervello della gente, il modo di pensare, di parlare, di agire, i rapporti umani, gli amori, le conoscenze, le piccole e le grandi scelte, tutte cose che riguardano la quotidianità del cittadino comune, e che poi, diciamocela tutta, in fin dei conti fotte sega a Mussolini, al Re, o al Papa di turno.

E non c'è bisogno di scomodare la storia per l'ovvietà; solo fino a un decennio fa il mondo ITALIA era diviso e infiammato dal sistema bipolare poggiato sul Berlusconesimo, con quelli che l'amavano da una parte, e quelli che lo volevano a penzoloni a testa in giù dall'altra; o volendo, con uno sguardo più ampio, sul mondo MONDO, una divisione fra global e no-global, o capitalismo e comunismo: insomma, sempre di divisione trattasi, sempre divisione che ai potenti poco importa, sempre divisione che per i comuni mortali conta tutto 

(Non frequentare quell'hippy-anarco-comunista che ti scomunico da questa famiglia; non frequentare quella zoccola di forcella che solo Iddio sa quali pene infliggerle; non lavorare per quella società che con il suo lavoro distrugge l'ambiente e sfrutta i bambini del terzo mondo; io sono il principe di Svettonia e sono un conservatore tradizionalista purosangue blu che sposerà la cugina di 1° grado e ci concepirò il futuro re, ma al contempo adoro andare a trans e orge gay mentre sniffo coca dagli ani sbiancati dei miei concubini perché sono un omosessuale represso, e faccio leggi per impedire al popolo quello che faccio -e non sanno- perché fuck logic, è così che va il mondo).

Ma oggi? Cosa succede oggi? 
Le statistiche ci raccontano un mondo occidentale che si reca sempre meno alle urne, un distaccamento e disincanto dalla e per la politica, e i social e il web in generale dimostrano che il cinismo al pari dell'analfabetismo sia impennato, ma di contrappeso anche le azioni di volontariato e l'impegno in prima persona per risolvere i problemi di questo parco mondo.
E come interpretare queste informazioni? (A Riccardo che me voi dì?)
Stanno ad indicare che l'ideologia dogmatica sta morendo, e che questa stia facendo posto alle idee, belle e brutte, ma soprattutto NUOVE.
Poi palese che un prete un rabino e un'imam, seduti a bere insieme, non ce li vedremo mai, ma sono fottuti estremisti farciti di ideologia (si legge merda), e questi esistono ancora, seppur in estinzione.

Oggi, la maggioranza è idea, non ideologia.

#LaMaggioranzaèFottutaIdea

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lunedì 7 marzo 2016

Sono ancora tuo figlio...


Le news di oggi, quelle imposte dai media fabbricatori di brutte notizie e di politica asservita ai politicanti seduti sugli scranni, riguardano il ritorno in patria dei due italiani, prima prigionieri di una banda criminale, in Libia, e l'intervento politico del premier Matteo Renzi, in un noto programma tv della domenica, il quale ha tuonato contro un possibile intervento militare, sempre in Libia. Parlata che sostanzialmente riassumo in tre punti:
  • No all'invio di 5000 soldati
  • La guerra non è un videogioco 
  • Serve un governo libico, stabile, che chieda il nostro intervento
Tralasciando la retorica renziana (la guerra e i videogiochi, vabé...), direi che se le cose rimanessero così, non potrei che concordare, e non mi pronuncio oltre, a voi altre considerazioni che vadano oltre quelle dei pensatori mono-neurali (quelli del ping pong) della televisione, ma staremo a vedere poi, visto che il presidente ci ha abituato tante volte alle smentite (tacite e de facto), 

Mentre la vera notizia di oggi, che per me è tale, e non per un qualche ruolo di moralizzatore, ma per una precisa volontà, quella di voler rendere un posto migliore questo parco mondo, facendo pensare le persone, è quella che riguarda due giovani gemelli, gay, che hanno deciso di fare coming out con il padre, per telefono, registrandosi e pubblicando poi il tutto sulla rete -e qui vi invito alla visionde del video. Video che conta ben 21 milioni di viewvs, e sorprendetemene non è l'unico del suo genere.


In questi anni, è diventato possibile anche ciò, risultato della globalizzazione (buona questa volta); l'impiego in maniera originale delle tecnologie per aiutare milioni (e più) di persone che calzano le stesse scarpe.
Dal video traspare l'autenticità dei sentimenti provati, nonché la sofferenza di portare dentro un macigno che s'incastra in gola al momento dello sputo della verità, giovani soffocati dall'emozione, piangenti per il dolore, ma soprattutto un padre amorevole, che comprende, e fa capire proprio che nulla sia cambiato, che "la vita è una, ed è la loro" e la devono vivere, bene, per il loro stesso bene.

Trovo che questi due fratelli abbiano fatto nel loro piccolo un grande atto d'amore per l'umanità in sé, contribuendo a cambiare i connotati di questa società, una cosa che va oltre la propria esistenza. Chapeau.

Stiamo vivendo tempi unici, per la prima volta nella storia l'omosessualità viene accettata (e non semplicemente tollerata), accettata nelle sfumature della normalità, mentre per secoli era perversione, devianza, al pari di un comportamento criminale -e vi rammento Oscar Wilde, in prigione per essere gay, o i mille senza volto, uccisi per questo crimine in nome della religione e dell'amore di Dio.

La letteratura sociologica sta ancora molto indietro a riguardo, invito i sociologi gay a farsi avanti.


#DontNeedToBeGayToStopHomophobia
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sabato 5 marzo 2016

Turchia, democrazia in pericolo

Foto di "lastampa.it"
In Turchia sta succedendo qualcosa di molto grave, il principale giornale del paese, critico nei confronti di Erdogan, il presidente, nella notte è stato messo quasi a ferro e a fuoco dalla polizia, è stato chiuso, è stato impedito ai giornalisti di lavorare, di entrare, di prendere posto ai propri computer, e la gente riunita sotto la sede del quotidiano, per protestare, è stata respinta con gas al peperoncino.

L'accusa è di "propaganda terroristica", ma lo pensiamo in tanti: è solo una bella minchiata. A partire dal direttore, che parla di "giorno nero per la democrazia" -e come dargli torto.

Ma internet non si arresta, e sia sul sito del giornale, che su altri siti (indipendenti e non) sono in chiaro i fatti tristi e dispotici che hanno preso luogo nella notte.

La democrazia a volte la si dà per scontata, a volte la si osanna a valore supremo, a volte la si detesta, ma solo quando si ha un assaggio di quello che non è democrazia (solo un antipasto, non l'intero pranzo) ci si rende conto dell'importanza.
Ma amici del web, diciamoci anche questo chiaramente: la democrazia non è per nulla la miglior forma di governo; l'alternarsi di forze politiche contrastanti spesso porta a caos più che a ordine, un re buono che governa per un secolo è meglio di 100 legislature democratiche e sconnesse. 
Dove per re buono, intendiamoci, chiamiamo un sovrano che prende sempre la decisione ottimale per il paese, per il popolo. 
Purtroppo il problema è che sia una situazione idealistica, e il re buono è spesso un re carciofo, inetto, un dittatorello di quartordine, o peggio un tiranno, e anche se il re buono fosse individuato, dopo la sua morte, ci sarebbe il rischio dittatura dietro l'angolo.

Allora sì serve la democrazia, ma una democrazia organizzata, dove chi prende il potere esecutivo sia in grado per 4 (o 5) anni di legislatura di governare portando a segno il proprio programma elettorale, ma soprattutto una democrazia organizzata in modo tale che proprio chi prenda in mano il governo una volta (massimo 2) arrivi poi a dimettersi per sempre dall'incarico, perché il pericolo carciofo può arrostire il paese, sempre.
Ed è per questo che personalmente non sono contro l'italicum, come concetto, ma bisogna introdurre un limite ai mandati e altri correttivi per far sì che la costituzione resti rigida.

Tornando ai fatti turchi, almeno, oltre l'indignazione dei cittadini locali, si sono espressi UE e USA a riguardo, seppur non con degli esponenti di prima fascia: Johannes Hahn, commissario europeo all'Allargamento, e John Kirby, il portavoce del Dipartimento di stato USA, entrambi concordi sulla gravità dell'accaduto e che la libertà di stampa non è un diritto di second'ordine. 
Che forse in Italia dovremmo preoccuparci anche noi? 
No, non c'è Renzi, o Mattarella a far chiudere qualche giornale, ma questi sono nelle mani di pochi proprietari, e di recente si è parlato tanto anche di una fusione importante... società che comprano mezzi stampa seppur le loro gestioni caratteristiche si occupino di altri cazzi e mazzi. 
Vi pare normale? 

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venerdì 4 marzo 2016

Elezioni Roma


In politica succede così, si creano le tifoserie, si guardano gli schieramenti, si sostiene l'una o l'altra idea a seconda di chi la pronunci -sebbene le idee prodotte siano in fin dei conti concepite sempre dallo stesso neurone che rimbalza a mo' di pallina da ping pong da sinistra a destra (vi ricordo che Monti, ad esempio, già prima del suo governo, al di sopra delle parti, tecnico, fosse chiamato come consulente in maniera analoga e bidirezionale dai party).

Ma questo, in verità, riguarda non solo il mondo della politica, ma un po' tutto-ti, perché gli schieramenti e le divisioni, l'uomo medio li ha sempre creati, e ci ha sempre creduto (soprattutto l'homo sapiens scimmia dentro): servono a facilitare le scelte, a fare di certezza l'incertezza della vita, a non pensare ai problemi perniciosi e far finta poi di pensare a questi, senza nemmeno saperlo -credere al proprio partito di riferimento senza nemmeno indagare sul significato dietro le parole pronunciate, o capire le azioni dietro i significati: insomma, questione di fede.

Adesso, a Roma, presto ci saranno delle elezioni, e i candidati in gioco, nel nostro sistema tripolare, saranno:
Bertolaso per la destra, uno fra Giachetti-Morassut-Pedica-Rossi-Mascia-Ferrero per la sinistra, e Virginia Raggi per i 5 Stelle; e sappiamo già tutti, che sempre l'uomo medio (in particolar modo il sapiens scimmia dentro) sceglierà, non sceglierà, l'uno o l'altro, indipendentemente dalle competenze del candidato, ma solo per ragioni di fede dogmistica alla squadra di appartenenza. 

Tempo fa -anni fa- su questo blog ho invitato (in generale invitavo) al non voto, spiegando anche le ragioni del non voto, perché anche la scelta di non votare -consapevolmente- è importante, è un diritto, e ha una logica: perché se la curva di preferenza di un cittadino fra il mangiare merda e il bere piscio è la stessa, allora è ovvio che il cittadino è leggitimato a stare a casa, e i politici che l'accusano del contrario sono semplicemente dei cialtroni che pensano ai propri zozzi interessi -che non coincidono con quelli dell'uomo comune, tantomeno con quelli del sapiens cui faccio riferimento- e le tifoserie a sostegno a fare da megafono (sempre per il discorso del credere di pensare). 

Ma siccome Roma rimane la capitale d'Italia, e fra i candidati ho individuato almeno 3 figure capaci per cui valga la pena votare, vorrei invitarvi tutti a studiare il passato, il curriculum, di questi signori/e, per capire davvero cosa abbiano combinato nella vita e il grado di competenza, e di agire poi di conseguenza, prendendo la scelta che aderisca meglio alla vostra preferenza (il ché potrebbe essere anche il non voto), l'importante è che ci mettiate la capoccia (!) e azzittiate i pensatori  (quelli mono-neurone del ping pong) e la famiglia di appartenenza. Insomma:
#SaleInZucca

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giovedì 3 marzo 2016

Inciviltà della Minoranza-maggioritaria


L'inciviltà, la criminalità, sono caratteristiche che connotano la minoranza-maggioritaria nel napoletano. Un territorio ricco, stracolmo, di bellezze di ogni genere, ma rovinato da questi soggeti(ni) che la fanno da padrone, e la conseguenza diretta è che la vera popolazione di questa regione -quella civile, colta, capace- poco vive la realtà in cui è insediata, ed è disconnessa, rassegnata, spesso e volentieri pessimista.
Basta poi sentire i giovani parlare, che mirano alla camorra come un qualcosa di inarrestabile -senza contare che nulla è eterno in questa vita, e il non vedere una via d'uscita è veramente sconcertante, soprattutto se a non vedere è il futuro del Paese (i giovani). 

Se ieri mi sono soffermato sull'aspetto criminalità, oggi indaghiamo sull' inciviltà: fenomeno in stretta connessione con la delinquenza, due colori che si sfumano e si uniscono sulla tavolozza dei problemi. 

L'inciviltà della minoranza-maggioritaria, che si manifesta 
buttando la munnezza per la strada, gridando sguaiatamente in luoghi pubblici arrecando il massimo fastidio (im)possibile, arrabiandosi bestialmente quando il comune cittadino ti invita a rispettare le regole, come "il non saltare la fila", quando si parcheggia in doppia, tripla FILA, infischiandosi delle macchine, del traffico, o del marciapiede che prevede la salita per la carrozzina dei disabili, e altro che lascio alla vostra immaginazione -che non supererà mai la realtà ...
è tanto deleteria quanto la camorra. E' un qualcosa che rende invivibile la città per la maggioranza dei cittadini (sempre quelli onesti e civili). E qui sì che serve l'educazione civica(!), ma serve -sempre- anche la polizia e i vigili che multano questi individui (esemplari di homo sapiens ancora scimmia dentro). 
Vai a multare con 100 euro il farabutto che mangia la banana e lascia poi la buccia nel mezzo delle zebre pedonali, vai a multare chi beve birra e lascia la bottiglia lì sul ciglio del marciapiede, vai a multare e a ritirare il mezzo a quei pazzi che iniziano un inseguimento sul motorino -rigorosamente senza casco- per dirti che 1km e mezzo prima gli avevi tagliato la strada mentre percorrevano la via contromano, vai a portare in questura tutti quelli che salgono su treni, bus, tram vari, sprovvisti di biglietto e che si rifiutano di consegnare un documento di riconoscimento, vai a multare il coglione che periodicamente imbratta le statue d'avanti piazza del pebliscito -nonostante proprio lì ci sia la questura-, tu Stato, vai a prenderli questi omuncoli sottosviluppati, prendili con la forza che solo tu Stato puoi esercitare. 

Fare in modo che questi disabili del pensiero si attengano alle regole, è il più grande vantaggio che si possa offrire a questa città, e deve essere visto come un investimento.

Io invoco sempre l'intervento militare, per l'operazione "strade sicure", qui a Napoli, in particolar modo per la questione camorra, ma anche per la fattispecie inciviltà! Perché il solo fatto della presenza di forze dell'ordine, permetterebbe di NON PERMETTERE i comportamenti deviati della minoranza, o quanto meno pone seri limiti al loro agire sconsiderato (eufemismo)!
Ed è così che poi si acquisterebbe fiducia, sicurezza, che la maggioranza (minoritaria) uscirebbe dagli schemi della rassegnazione (che io dico essere invisibile, perché non si rende nemmeno conto dell'ingiustizia, e inquadra il fenomeno nell'ordine della normalità) e inizierebbe invece a vivere e a riportare in auge il nome di Napoli. 

#NapoliCeLaPuoiFare
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mercoledì 2 marzo 2016

A Ruota Libera


L’internauta medio sguazza nel fango della  polemica, e lo sappiamo tutti. 
Si rallegra dell’inutile litigio, e goffamente imbastisce  i discorsi sentiti il giorno prima alla tv dall’opinionista di turno, piroettando attorno a quei 2-3 concetti che gli sono rimasti nella testa, come un ippopotamo che rotola nella terra argillosa, ma con l’essenziale differenza che quest’ultimo, però, alla fine compie davvero qualcosa che di per sé è utile.

Ma questo tipo di internauta, non lo capisce, non lo capisce che così spreca il suo tempo, non capisce che non crea un pensiero proprio. E per farlo dovrebbe pensare, non solo credere di pensare –il ché è difficile: chi ripete un concetto già sentito, nel farlo, pensa di pensar qualcosa.

Questo perché la mente umana è labile, plastica, malleabile, e talvolta codesto è un bene, talvolta è un male. E' male quando è soggetta al brainwash della televisione o dei giornali o dei politici (ma la lista è più lunga). 

Ma cosa fare allora? 
Saranno allora tutti condannati, fino al resto della propria esistenza, a presenziare in questo limbo della sudditanza? 
L'argomento era già stato trattato tempo fa su questo stesso blog, seppur in altri termini, e anche in altra discussione (forse su un forum) di cui non ricordo l'indirizzo; ad ogni modo la risposta della maggioranza degli utenti era decisamente pessimista a riguardo. 
Ma io sono d'altro avviso. 

Penso che la colpa sia della società desensibilizzante che abbiamo costruito (seppur in buona fede, voglio credere) ma ho la consapevolezza che questa non è una realtà immutabile. La società sarà sempre il calco delle nostre azioni, e se continuiamo a farci i cazzi nostri e pensare che i problemi li debbano risolvere gli altri, allora avremo anche persone che penseranno al posto nostro (facendoci credere di pensare, appunto). 

Sempre troppo impegnati dal nostro "fare" -carriera, studio, cazzeggio- senza capire che la vita sfugge e si svuota di significato. 
Il piacere dei vizi è gratificante nel momento, ma conduce inevitabilmente alla depressione di chi ha smarritto la bussola dell'orientamento. 
Basterebbe aprire gli occhi e porsi due domandine:
  • che posso fare per migliorare la mia vita?
  • che posso fare per migliorare quella degli altri?
Sono quesiti che provo a pormi di tanto in tanto, e cerco risposte. Ve li porgo con piacere anche a voi questi interrogativi. 
Soprattutto agli internauiti medi.

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Militari e Camorra


Una questione velenosa che mi è dentro, che parte dalla cute sino al cervello, al cuore, all'anima, è la mia Napoli nelle mani della MINORANZA-maggioritaria (che ho già spiegato in questo post) che come sempre fa i porci comodi, maltrattando questa terra, calpestando, deturpando il pubblico dominio; gente incivile dentro e fuori le membra, ma soprattutto delinquente.
E' un problema di educazione (civica e non), ma più spesso ancora parliamo proprio di criminalità, e anche i criminali vanno (ri)educati, ma in maniera diversa, in termini che loro possono capire.


Nuovi Boss

Morto (o arrestato) un Boss (della camorra) se ne fa un altro, anche qui, il detto che è del Papa è vero. 
Solitamente il successore è un figlio o un nipote. Giovani ancora imbottiti e rivestiti della scemmaria adolescienziale fin la punta dei capelli, che passano le giornate fra Fifa e Call of Duty, per poi passare alle sparatorie vere, quelle per le strade, armati di kalashnikov e attrezzature militari; sicuramente riforniti da gente più sveglia e ancora più inquietante, dove le armi le vendono solo, non le usano. Diavoli dalla coscienza candida.

Criminali, baby gang, camorristi e mafiosi, chiamateli come vi pare, la verità resta questa: 
quando il degrado della violenza raggiunge le sfumature di rosso, ogni anno, superando addirittura la doppia cifra nella conta dei cadaveri, non è un fenomeno da contrastare con vigili e normali forze ordinarie, o con le telecamere -che sì aiutano, ma dopo che sia già scappato il morto- ma è un fenomeno che si contrasta con la presenza dei militari, sempre lì sul luogo, prima dell'eventuale reato, e per impedire il reato; permettendo poi a polizia e carabinieri di concentrarsi sui fascicoli ancora aperti e accumulati fra le scartoffie -case di acari e polveri. 


Investimento per il futuro

Pensateci... i militari su un territorio come Napoli sono un vero investimento per il futuro, per la ripartenza stessa della città: 
  • più sicurezza per le strade, quindi meno delinquenza,
  • più partecipazione dei cittadini alle attività culturali della città - che spesso sono degli insuccessi immeritati,
  • più fiducia per le iniziative imprenditoriali, senza la paura del Pizzo,
  • ma soprattutto la possibilità di rendere Napoli un polo attrattivo per tutti i campani, gli italiani, gli stranieri. Perché le bellezze architettoniche, culturali e paesaggistiche non mancano, e non c'è bisogna che ve lo dica. 

Napoli ha solo bisogno di educare questa minoranza maggioritaria, che ripeto, è fatta da ignoranti-buzzurri-incivili-pezzi-di-cretini, da figli di camorra, da delinquentelli dell'ultim'ora; e bisogna far capire a questi soggetti non solo che il territorio non gli appartiene (cazzo!), ma soprattutto che i loro modi non sono tollerati. Servono i militari.

Intervista a De Magistris

Il mese scorso De Magistris, sindaco di Napoli, in un'intervista per Repubblica, ha ribadito (come tante volte ha detto) che i militari non sono né soluzione né palliativo.
Che dire... a me cascano le braccia con affermazioni del genere. 
Sono cazzate fatte montagna. 

Chi delinque con logiche militari, con impiego di armi militari, considerando se stesso al pari di un soldato, ed esercitando un controllo militare sul territorio, va contrastato (appunto) da una intelligence militare!
Non può essere compito del politico di turno (specialmente non deve essere il sindaco a fare da sceriffo!) ovviamente con una formazione inadeguata.
C'è troppa presunzione sul capire e il saper fermare il fenomeno, presunzione che poi è smentita alla prova dei fatti: 
mafie varie, dopo un secolo e oltre di storia italiana, dominano ancora. 

Questi criminali capiscono solo la forza. E lo Stato deve essere più forte.

#StatoPiùForte
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martedì 1 marzo 2016

Terrore Deflazione


Deflazione

E' questo il nuovo incubo degli italiani attenti. La parola tuona nelle case dalle scatole televisive, pronunciata da giornalisti e sedicenti tali, e una nuova calamità, dopo Spread, Deficit, Tasso di Disoccupazione, sembra abbattersi sulle nostre teste. 


Chiariamo di quel che stiamo parlando

Se l'inflazione è quel fenomeno economico, il quale ci dice che se prima compravi un pezzo di pane al prezzo di   ora ti occorrono 1,20 la deflazione, invece, è quel fenomeno che ci spiega che se prima compravi la pagnotta a € ora la compri a 80 centesimi.
La deflazione è quindi l'aumento di potere della moneta sugli acquisti. 

Considerazioni 

Questa deflazione, pertanto, sembra essere la gioia del portafoglio degli italiani, che finalmente spende meno banconote del solito per comprare, volendo, anche più cose di prima!

Tuttavia, per gli economisti, non è poi un evento così positivo! Perché deflazione significa anche che il consumatore propone un atteggiamento improntato al risparmio, e che il produttore, per vendere la propria merce, deve abbassare i prezzi, fare sconti, inventarne di ogni, anche abbassare i ritmi di produzione per rientrare ancora in logiche di profitto (sicuramente più magro).
Allora, in considerazione di ciò, sempre gli economisti, quelli dalla visione prospettica (perché guardano al futuro, e così si piacciono dipingere) propongono l'intervento della banca centrale, che con manovre su titoli e riserve, cambia i tassi d'interesse, aumenta la moneta circolante nel territorio, e mantiene l'inflazione, quella buona, in barba a quelle che sono le intenzioni dei cittadini - oh signur dei puarit quel di sciur al gà i franchit!

Ecco, questi economisti guarderanno pure lontano, ma non vedono tanto bene senza il binocolo! Io li chiamo i bella vista o i bello sguardo, e invito i lettori del blog a fare lo stesso, perché questi signori laureati nelle università, quelle PiG BiG, non si rendono conto che per rientrare in questi schemi del produrre-produrre-produrre per sostenere la crescita del PIL -manco fosse la nostra felicità- stanno CONSUMANDO le risorse del pianeta per il perseguimento del capitalismo (si legge CONSUMISMO) senza tener conto di un basilare concetto: i limiti umani nell'assorbire l'offerta (intesa in senso economico) di stronzate (intese in senso umanistico).

Allora, quello che io vorrei far capire, e mi impegno nel cercare di farlo, è che questo indirizzo di pensiero che si è affermato negli ultimi 70 anni, non è il vangelo del Signore! Ma solo una precisa volontà politica, quella dei #BellaVista appunto, definiti da alcuni anche come Illuminati - vedi Tremonti .

La verità è che ci servono nuove persone ai vertici, ma soprattutto nuove idee. Persone con un pensiero proprio, non frutto della letteratura dei miopi funzionali (sempre i #bellosguardo), ma liberi pensatori capaci di guardare la realtà da altre angolazioni.

Se Einstein si fosse limitato a seguire l'indirizzo scientifico del tempo, non avrebbe mai partorito la teoria della relatività. 
La disciplina economica sta ancora aspettando la sua teoria della relatività.

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lunedì 1 febbraio 2016

Stato Debole


Lo Stato è debole con i fetenti e forte con i poveracci. Non vi racconto alcuna novità, ma fa sempre male posare la mente su questa realtà triste. Ieri sera è andato in onda un servizio delle Iene in cui si mostrava il mercatino dell'eroina a cielo aperto che prende luogo quotidianamente in una bellissima città toscana: Prato. 

Arriva una volante della polizia, avvisata poi chissà da chi, e tutti gli spacciatori prendono e se la danno a gambe, ma con calma, con garbo; i poliziotti si avvicinano, fanno il sopralluogo, non trovano nulla e non fanno (non possono?) nulla, e quindi succede poi il nulla di nulla. 
La compravendita riprende dopo un'oretta, quando i cops non ci sono (già) più; e gli spacciatori tornano nel medisimo angolo, a fare quel che facevano prima, per la felicità dei tossicodipendenti di passaggio (di passaggio da tutta Italia, visto che prendono il regionale solo per trovarsi lì, per quel preciso motivo) smaniosi di ricevere la propria dose di eroina: poveri disgraziati, di ogni età, giovani adolescenti persi nei e da e fra i problemi familiari, con padri violenti, madri assenti, partner problematici, oppure professionisti di mezza età, forse avvocati, forse commercialisti, forse architetti, ma sempre tossici. 

E la colpa di chi è?
Indagare a proposito è una questione perniciosa, lunga, faticosa, complicata, ma anche l'unico modo per risollevare la salute della società; abbiamo perso il contatto con il mondo reale e la voglia di evasione diventa una ragione di vita, e quando ci si sente impotenti di volgere la propria esistenza per il verso giusto, il verso che ognuno sente più adatto per sé, subentra la disperazione figlia di valori persi, fraintesi, sostituiti. 

E la colpa di chi è?

martedì 12 gennaio 2016

Il Movimento 5 Stelle e il Sindaco di Quarto (Rosa Capuozzo)


Il Movimento 5 Stelle nasce dal bisogno di onestà che milioni di cittadini, in Italia e nel mondo, reclamano vivendo e vedendo la corruzione quotidiana; quella che da decenni ha monopolizzato l'attenzione comune grazie al fortissimo mercato delle brutte notizie (praticato oggi su media e unsocial network).

Ma l'immoralità orrifica che prende posto sottobanco e sugli scranni del potere, è cosa che apparteneva già al passato; la differenza con l'oggi è che il cinico mercato mediatico te lo sbatte di faccia agli occhi. 

Ovviamente, il fatto che l'orrore esistesse anche prima, non sta a significare che lo si debba perpetuare e perpetrare!
E allora, qualcosa di buono, forse, è nato; si chiama Movimento 5 Stelle. 

Il M5S è un sogno, un ideale, un princinpio, 
e i rappresentanti del movimento hanno ben presente dall'inizio di essere dei passanti non indispensabili!
Ma, siccome l'umano non è divino, sbaglia per natura, e certi sono proprio delle teste di quarzo -nel senso di più dure del marmo...- anche i rappresentanti possono fare i loro errori. Per questa ragione, l'astronave targata M5S (extra-terrestre) interviene e continua la sua selezione (in)naturale, facendo in modo che dalla politica esca il malaffare.

Oggi si parla tanto del sindaco di Quarto, Rosa Capuozzo, che facendo un sunto drammatico della storia, pare sia stata avvicinata dalla malavita e che non abbia denunciato nulla allo Stato, e come prima azione avrebbe messo al corrente altri membri del movimento. 
Ecco, io non ho nulla contro la signora, anzi, il sindaco potrebbe anche essere -e lo sarà sicuramente- una persona giusta e squisita, ma siccome palesemente ha commesso un errore (grave) nel non denunciare agli organi di competenza, deve dimettersi. E non deve sentirsi sconfitta o mortificata, perché la vita a volte è fatta di scelte difficili, ed errare umanum est, ma nessun umanum est indispensabile -politicamente parlando. 

Ecco, Sindaco, si faccia da parte; preservi la sua dignità. Se davvero abbraccia i valori del movimento a cui appartiene, saprà che è la cosa più naturale da fare. 

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lunedì 4 gennaio 2016

Le buone abitudini per vivere meglio


Oggi siamo campioni del lavoro socialmente inutile
Ci siamo attrezzati per creare occupazioni le quali senza vivremmo lo stesso, e magari anche meglio!

Eppure il lavoro è pari ad un 1/3 della vita adulta, e per questo dovrebbe essere una scelta ponderata, un qualcosa per cui valga davvero la pena investire il proprio tempo, che a differenza del danaro va in un solo senso e non ritorna mai fra le proprie mani, quindi è la cosa più preziosa e impercettibile che ci sia data in questa vita. Vita che di per sé è somma di esperienze, positive e negative -seppur quelle negative, con la lente di ingrandimento degli anni che scorrono, si tramutano (talvolta) in fatti positivi, perché ci permettono di maturare, cambiare, migliorare- ma soprattutto la vita è un alternarsi, un ripetersi, di abitudini. 
Come un vecchio detto dei nativi americani diceva:
 Dentro di noi abbiamo due Lupi, uno buono e uno cattivo, quale nutrire è nostra scelta. 
E' per questo che dovremmo nutrire le buone abitudini.

Personalmente, reputo che 
a)  prendere un po' dal Cristo cristiano -fare agli altri quello che vorremmo esser fatto a noi-,
b) un po' dal Karma -le buone azioni premiano, mentre quelle cattive castigano-, 
c) un po' dalla sicurezza in sé stessi -soprattutto in questi tempi di incertezza-,
reputo sia un pattern adatto a superare qualsiasi tipo di insoddisfazione personale, che tra l'altro nasce proprio dal non impiegare il tempo nella maniera giusta, non spendendolo cioé in ciò che vorremmo (e che in realtà non è quello che pensiamo di volere!), mentre così facendo, ci troveremmo ad occuparci degli altri, della società in cui viviamo, del futuro che faremo eriditare ai pargoli, e indirettamente di noi stessi!

La cosa più idiota, in questi tempi di lavoro socialmente inutile, è che sia proprio il lavoro a qualificare lo status e la dignità di un individuo, mentre tutti si dovrebbero stimare e andare fieri solo delle azioni compiute per rendere questo posto, un posto migliore. 

Vorrei che più persone ci pensassero sù. 

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