La questione Marino è stata una trama assai complicata da filare.
Si dimette o non si dimette? Poi sì, non si dimette!
Ma alla fine 26 consiglieri firmano le dimissioni e la poltrona dovrà comunque essere lasciata.
Non chiamatelo martire ma lottatore.
Beppe Grillo dal blog taccia -solo ieri- di farsa lo spettacolino messo in piedi, perché il sindaco non aveva mai avuto intenzione di dimettersi (vero) e il Pd non avrebbe proprio voglia di farsi sfilare la capitale, che stando alle parole del leader targato m5s andrebbe dritta dritta nelle mani pentastellate (probabile).
Eppure Marino non è mai stato uomo di partito, ma lupo solitario, sganciato dalle logiche della vecchia politica, quella fatta dal solito giro di amici di amici.
E' stato piuttosto quell'outsider che al momento delle elezioni faceva comodo: bello, fresco, pulito, l'immagine (non l'uomo) giusta da proporre per rilanciare l'onestà e infondere fiducia. Ma in fin dei conti rimaneva amico di nessuno.
E principale suo oppositore sarebbe stato proprio Matteo Renzi, che quanto prima lo avrebbe voluto fuori dai hoglioni (tentando in tutti modi di nascondere lo zampino per non rimanere sporcato dal fango) e cercare di far dimenticare ai romani i tanti scandali per poi giocarsela in campagna elettorale.
Una cosa è certa, prima o poi si tornerà a quelle benedette urne, e spero tanto che i romani seguano una dieta a base di fosforo e omega3 per scongiurare la memoria corta: dopo Marino (ma soprattutto dopo Alemanno!), è il caso di guardare altrove il proprio sindaco!
Si dimette o non si dimette? Poi sì, non si dimette!
Ma alla fine 26 consiglieri firmano le dimissioni e la poltrona dovrà comunque essere lasciata.
Non chiamatelo martire ma lottatore.
Beppe Grillo dal blog taccia -solo ieri- di farsa lo spettacolino messo in piedi, perché il sindaco non aveva mai avuto intenzione di dimettersi (vero) e il Pd non avrebbe proprio voglia di farsi sfilare la capitale, che stando alle parole del leader targato m5s andrebbe dritta dritta nelle mani pentastellate (probabile).
Eppure Marino non è mai stato uomo di partito, ma lupo solitario, sganciato dalle logiche della vecchia politica, quella fatta dal solito giro di amici di amici.
E' stato piuttosto quell'outsider che al momento delle elezioni faceva comodo: bello, fresco, pulito, l'immagine (non l'uomo) giusta da proporre per rilanciare l'onestà e infondere fiducia. Ma in fin dei conti rimaneva amico di nessuno.
E principale suo oppositore sarebbe stato proprio Matteo Renzi, che quanto prima lo avrebbe voluto fuori dai hoglioni (tentando in tutti modi di nascondere lo zampino per non rimanere sporcato dal fango) e cercare di far dimenticare ai romani i tanti scandali per poi giocarsela in campagna elettorale.
Una cosa è certa, prima o poi si tornerà a quelle benedette urne, e spero tanto che i romani seguano una dieta a base di fosforo e omega3 per scongiurare la memoria corta: dopo Marino (ma soprattutto dopo Alemanno!), è il caso di guardare altrove il proprio sindaco!
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