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lunedì 2 maggio 2016

Occidente Egoico


L'Italia del fare più forte di chi dice solo di no. 
Non sono io a dirlo, ma il presidente del consiglio, Matteo Renzi. 

Che la politica italiana sia fatta di slogan non è una novità. Non c'è nemmeno bisogno di scomodare la memoria poi, per vedere quanta similitudine ci sia fra il Fonzie fiorentino e il Cavaliere per antonomasia: 
"noi siamo l'Italia che ama, loro l'Italia che odia" - così diceva un non più giovane Berlusconi per distinguere il suo popolo della libertà dalla sinistra.
Mentre a me imbarazzerebbe il solo pensiero di ripetere in tutti i salotti televisivi quest'infantilismo figlio dei primi accenni della demenza senile (forse precoce per quanto riguarda Renzi).  

Ma se il livello d'attenzione politica del popolo italiano si azzera attorno al nulla, scartando i fatti e ruotando attorno le belle parole, non è per Mr B o per il Matteo nazionale: loro incarnano semplicemente il (de)pensiero di noi populino, troppo attenti alla nostra egoica vita per renderci conto di far parte di una collettività più grande del nucleo familiare di appartenenza (vedi familismo amorale), e continuiamo ad accontentarci quindi della mediocrità di questi governanti. 
E allora è anche inutile condannare sempre questi disgraziati seduti sulle poltrone vellutate del potere, che proprio per il potere si leccherebbero anche le urine canine calpestate con le suole: pagano già un alto prezzo per quello.

Piuttosto dovremmo ammonirci a vicenda. E io me la prendo con te che leggi, che assisti agli scempi e non muovi un dito per fare nulla e trovi sempre una scusa, perché "la situazione ereditata è questa qui, e non c'è niente da fare",  perché "la colpa è dei nostri padri", perché "è tutto un magna-magna", perché "la colpa è degli altri", perché "i professori ce l'hanno con me", perché "pagare le tasse non è giusto", perché "non si può vivere con 1000 euro" (e certo che non puoi se vuoi mantenere i tuoi standard criminali per il pianeta), perché "calpestano i nostri diritti", perché "questo è schiavismo", perché "non c'ho nemmeno i soldi per le sigarette". 
Cazzate.

#bastaCazzate

venerdì 4 marzo 2016

Elezioni Roma


In politica succede così, si creano le tifoserie, si guardano gli schieramenti, si sostiene l'una o l'altra idea a seconda di chi la pronunci -sebbene le idee prodotte siano in fin dei conti concepite sempre dallo stesso neurone che rimbalza a mo' di pallina da ping pong da sinistra a destra (vi ricordo che Monti, ad esempio, già prima del suo governo, al di sopra delle parti, tecnico, fosse chiamato come consulente in maniera analoga e bidirezionale dai party).

Ma questo, in verità, riguarda non solo il mondo della politica, ma un po' tutto-ti, perché gli schieramenti e le divisioni, l'uomo medio li ha sempre creati, e ci ha sempre creduto (soprattutto l'homo sapiens scimmia dentro): servono a facilitare le scelte, a fare di certezza l'incertezza della vita, a non pensare ai problemi perniciosi e far finta poi di pensare a questi, senza nemmeno saperlo -credere al proprio partito di riferimento senza nemmeno indagare sul significato dietro le parole pronunciate, o capire le azioni dietro i significati: insomma, questione di fede.

Adesso, a Roma, presto ci saranno delle elezioni, e i candidati in gioco, nel nostro sistema tripolare, saranno:
Bertolaso per la destra, uno fra Giachetti-Morassut-Pedica-Rossi-Mascia-Ferrero per la sinistra, e Virginia Raggi per i 5 Stelle; e sappiamo già tutti, che sempre l'uomo medio (in particolar modo il sapiens scimmia dentro) sceglierà, non sceglierà, l'uno o l'altro, indipendentemente dalle competenze del candidato, ma solo per ragioni di fede dogmistica alla squadra di appartenenza. 

Tempo fa -anni fa- su questo blog ho invitato (in generale invitavo) al non voto, spiegando anche le ragioni del non voto, perché anche la scelta di non votare -consapevolmente- è importante, è un diritto, e ha una logica: perché se la curva di preferenza di un cittadino fra il mangiare merda e il bere piscio è la stessa, allora è ovvio che il cittadino è leggitimato a stare a casa, e i politici che l'accusano del contrario sono semplicemente dei cialtroni che pensano ai propri zozzi interessi -che non coincidono con quelli dell'uomo comune, tantomeno con quelli del sapiens cui faccio riferimento- e le tifoserie a sostegno a fare da megafono (sempre per il discorso del credere di pensare). 

Ma siccome Roma rimane la capitale d'Italia, e fra i candidati ho individuato almeno 3 figure capaci per cui valga la pena votare, vorrei invitarvi tutti a studiare il passato, il curriculum, di questi signori/e, per capire davvero cosa abbiano combinato nella vita e il grado di competenza, e di agire poi di conseguenza, prendendo la scelta che aderisca meglio alla vostra preferenza (il ché potrebbe essere anche il non voto), l'importante è che ci mettiate la capoccia (!) e azzittiate i pensatori  (quelli mono-neurone del ping pong) e la famiglia di appartenenza. Insomma:
#SaleInZucca

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venerdì 30 ottobre 2015

Marino, Marino, Marino

La questione Marino è stata una trama assai complicata da filare.
Si dimette o non si dimette? Poi sì, non si dimette! 
Ma alla fine 26 consiglieri firmano le dimissioni e la poltrona dovrà comunque essere lasciata. 
Non chiamatelo martire ma lottatore.

Beppe Grillo dal blog taccia -solo ieri- di farsa lo spettacolino messo in piedi, perché il sindaco non aveva mai avuto intenzione di dimettersi (vero) e il Pd non avrebbe proprio voglia di farsi sfilare la capitale, che stando alle parole del leader targato m5s andrebbe dritta dritta nelle mani pentastellate (probabile).

Eppure Marino non è mai stato uomo di partito, ma lupo solitario, sganciato dalle logiche della vecchia politica, quella fatta dal solito giro di amici di amici. 
E' stato piuttosto quell'outsider che al momento delle elezioni faceva comodo: bello, fresco, pulito, l'immagine (non l'uomo) giusta da proporre per rilanciare l'onestà e infondere fiducia. Ma in fin dei conti rimaneva amico di nessuno. 

E principale suo oppositore sarebbe stato proprio Matteo Renzi, che quanto prima lo avrebbe voluto fuori dai hoglioni (tentando in tutti modi di nascondere lo zampino per non rimanere sporcato dal fango) e cercare di far dimenticare ai romani i tanti scandali per poi giocarsela in campagna elettorale.

Una cosa è certa, prima o poi si tornerà a quelle benedette urne, e spero tanto che i romani seguano una dieta a base di fosforo e omega3 per scongiurare la memoria corta: dopo Marino (ma soprattutto dopo Alemanno!), è il caso di guardare altrove il proprio sindaco!


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sabato 10 ottobre 2015

Dimissioni di Marino

Marino si è dimesso. O per meglio dire, così ci pare di capire (ufficialmente presenterà le dimissioni lunedì).

Quando la macchina dei media si impegna nello gettare fango sul malcapitato di turno, quasi sempre riesce nel proprio intento, e affonda. 

Non è che sia dalla parte del Sindaco (ancora per poco) in carica -che detto fra noi, se proprio avesse avuto intenzione di dimettersi l'avrebbe potuto fare tempo fa, visto che fra Casamonica, mafia capitale, e viaggi in America, di occasioni ce ne sono state tante!- ma è il sistema "media" in generale che non va bene: troppo condizionante sull'umore pubblico, che in realtà poggia le proprie scelte elettorali su delle non-informazioni (cose che non riguardano affatto l'amministrare). 
E allora succede che il sindaco si dimette per degli scontrini, quando poi ci sono i peggior sindaci della storia prima di lui che hanno chiuso il mandato combinandone di ogni.

Quindi è ormai chiaro che ci saranno elezioni nel caos più caos di sempre, con tre schieramenti uno più impotente dell'altro: 

- La sinistra fuori gioco (a meno che non faccia saltare dal cilindro un grande nome).

- La destra più disunita che mai. Frazionata dai personalismi e dagli affari personali, ma accomunata come sempre dalla voglia di gonfiare il portafoglio (quello loro).

- E un Movimento 5 Stelle con poco tempo per scegliere e far conoscere al popolo il candidato sindaco (anche se, proprio perché ignoto, forse più papabile alla vittoria).

Insomma, una capitale allo sbaraglio nel buio totale e un giubileo alle porte sotto la luce dei riflettori. 

Molto bene.



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mercoledì 12 marzo 2014

Sì all'Italicum dalla Camera


L'Italicum passa alla camera: 365 voti a favore, 156 i contrari.
Renzi esulta su twitter, ma forse c'è poco da stare sereni... non c'è mai limite al peggio: Forza Italia, Nuovo Centro Destra, e lo stesso Partito Democratico hanno votato a favore mettendo dei paletti in chiaro.

Aspettiamoci le comiche, prossime modifiche al Senato!


Per approfondimenti: Giornalettismo.com 


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martedì 11 marzo 2014

Italicum - secondo round


E oggi passano alla camera dei deputati gli emendamenti riguardanti le soglie di sbarramento e il premio di maggioranza, poi al Senato sarà altra sfida (accetteranno di autodistruggersi?).

Su questi due punti non ci sono intoppi nei piani di Renzi, ma il PD rimane sempre un partito diviso con franchi tiratori  in agguato.

Se l'italicum passasse così com'è anche all'altra Camera (quella del Senato) troveremmo una nuova legge elettorale con un premio di maggioranza al partito che riceve più voti, ma deve raggiungere almeno il 37% altrimenti ci sarà un ballottaggio fra i due che hanno raggiunto il miglior risultato. Poi c'è la soglia di sbarramento del 4,5% dei voti per i partiti che si presentano in liste di coalizione, e uno sbarramento all'8% per chi si presenta in solitaria (chissà che succederà a UDC e NCD)

segui cosa succede: link3, link4, link5, link6




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Italicum - primo round

E le quote rosa, come molti sospettavano, sono state poi bocciate!
Il vantaggio che Renzi aveva sulla carta si è tramutato in un buco nell'acqua nella prova dei fatti. 

Certo, loro (PD) potranno anche applicare la nuova regola sulla parità dei sessi, ma non è la stessa scossa che si sarebbe data alla politica se l'italicum fosse passato oggi. 

Demandando la valutazione del principio delle quote rosa al giudizio individuale (la parità di genere si può affermare con un colpo di inchiostro?), Renzi non inizia sicuramente nel migliore dei modi la sua sfida riformatrice

Intorno le 20:00 viene votato il primo emendamento riguardante le "quote rosa" (quello sull'alternanza dei sessi nella composizione delle liste) prima viene respinto con 335 voti contrari e 227 favorevoli, e circa mezz'ora dopo c'è la votazione del secondo emendamento (riguardante l'alternanza dei capilista) con 344 voti contrari e 214 voti a favore... due cazzotti su Matteo!

Ma poi, una cosa che proprio non capisco è quale senso abbia ancora questo scrutinio segreto. Mi spiego:
Se la decadenza di Berlusconi è stata votata alla luce del sole, perché adesso non si sono inventati un'altra favoletta, data la necessità, per votare a vis à vis?

Comunque sia, il PD è spaccato (sai che novità!) e all'appello, nelle fila del partito democratico, mancavano almeno 70 voti a favore dei due emendamenti

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