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venerdì 2 ottobre 2015

La strage del college dell'Oregon

È successo ancora. Il dramma, l'orrore è di nuovo in proiezione negli Stati Uniti, questa volta in Oregon. L'ennesima strage, frutto della mente deviata, sofferente e malata di uno studente di un piccolo college della contea, il quale armato di quattro pistole (forse con silenziatore) ha aperto il fuoco contro colleghi e docenti, colpendo e ferendo almeno 7 individui e ammazzandone 9 (statistica in aggiornamento). 
Pare che l'uomo abbia anche postato un video su Facebook prima della carneficina, e discusso del piano online con sconosciuti la sera prima. Alla fine anch'egli è rimasto vittima dell'accaduto; nel momento in cui i cops americani hanno deciso di irrompere nella struttura non hanno esitato a disarcionarlo e fermarlo con una pioggia di proiettili.

Difficile capire questi gesti di follia lucida, eppure non è la prima volta che accade (vedi giugno, caso Dylan Roof), e le ragioni vanno non solo individuate nella troppa facilità con cui negli USA si possa ottenere un porto d'armi - e Obama, ahimé, ripete la solita solfa alla nazione - ma anche nella salute mentale della società contemporanea: sempre più alienata dal mondo reale.

Fin quando non ci sarà un reale dibattito sul tema ad ampio spettro, lo sceneggiato avrà tante repliche.

Un minuto di silenzio per le vittime.



giovedì 1 ottobre 2015

Russia, America, Siria: affare mondiale

La Russia, dopo la fine della guerra fredda, inizia la sua prima attività militare aggressiva fuori dai confini sovietici. E lo fa bombardando l' ISIS -almeno ufficialmente. Infatti, è notizia di ieri quella dei bombardamenti per mano dei caccia russi nella regione di Homs (Siria). Solo che gli americani si infervorano, perché lì non ci sarebbero i terroristi figli di Al-Qaeda, ma gli oppositori di Assad (presidente siriano).

Putin e Obama di rencente, prima di questo attacco, hanno discusso a quattrocchi sulla necessità di fermare la minaccia Isis (la Russia parla sempre di guerra preventiva) e sebbene concordino sul punto è un peccato che non lo siano sul da farsi: 
Putin vorrebbe portare la coalizione internazionale a sostenere Assad, e non creare quel vuoto di potere avutosi con le scorse guerre in Iraq e Libia, mentre USA & friends (Francia, Italia, Arabia Saudita ...) rifiutano in quanto non riconoscono il regime al comando. Tra l'altro, ricordo che solo un anno fa l'amministrazione Obama era ad un passo dal dichiarare guerra ad Assad, accusato di aver usato armi batterologiche e al cloro (cosa proibita) e di vari crimini contro l'umanità. 
Ma la Russia, invece, resta molto amica di questa Siria alauita (la fede di Assad), anche perché rappresenta l'unica tessera d'ingresso che Putin abbia per mettere becco negli affari del Medio Oriente. La Russia è storico partner di Siria e Iran.

Insomma, più che Isis, per i potenti del globo la vera partita a scacchi è per il controllo del Middle East.

Consiglio a tutti un approfondimento sulla Siria visitando il sito della Treccani nella sezione Atlante Geopolitico. Buona lettura.



martedì 28 luglio 2015

Un quadro da ridipingere

Donald Trump show. Non passa giorno che la corsa alla presidenza della casa bianca si colori dell'attenzione che quest'uomo attira a sé. Molto discussa è la sua mastodontica idea per abbassare la criminalità nel Paese: erigere un muro fra gli States e il Messico. La grande muraglia d'America
Sembra quasi un'Era remota quando Berlino era spaccata in due, e invece un problema di 26 anni fa è più attuale che mai -l'Ungheria di recente aveva proposto di fare lo stesso sui propri confini. Deve esserci un nuovo virus nell'aria.

E mentre la Clinton concentra la sua campagna elettorale parlando di ambiente, è già nel dimenticatoio la notizia dell'ennesima tragedia in un cinema della Lousiana, dove a meno di un mese di distanza dal caso Dylan Roof, un altro uomo armato ammazza due persone, ferendone altre sette, e suicidandosi in fine. 
Obama è tornato quindi a parlare della sua più grande sconfitta in questi quasi otto anni di governo: il non aver fatto alcuna legge per limitare la circolazione delle armi. Un episodio già visto.

Ma anche l'Europa non è da meno, con la sua Unione poco unita, e una crisi che domina da anni alimentando la differenza fra ricchi e poveri, ma soprattutto aumentando la platea di quest'ultimi.

E l'Asia, che finora era guidata dalla crescita della Cina, subisce tutte le ripercussioni della crisi dei mercati. L'ennesima bolla finanziaria, parte del gioco capitalistico. 

Il mondo globalizzato di per sé è un bel sogno, ma così come l'abbiamo concepito non va bene affatto. E' sotto gli occhi di tutti.

Ci sono cambiamenti da infondere, soprattutto nel mondo depersonalizzante della finanza che affanna i popoli, perché assurdamente è da qui che partono le decisioni dei potenti, mentre il procedimento dovrebbe essere sensatamente inverso.
E comunque stare attenti a non fomentare nazionalismi e sentimenti razzisti, frutto di egoismi e frustrazioni personali, non dimenticandosi di ispirare fiducia e di progettare nuove realtà, di sognare, non pensando solo al nostro giardino ma anche a ciò che accade ai confine della Terra. Magari anche dell'universo.



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lunedì 20 luglio 2015

La Grecia torna in pista

Non ho mai dato Tsipras per morto, e non l'ho mai biasimato per aver ceduto alle trattive con l'Europa, o per meglio dire con la Germania - al contrario di chi è sceso dal carro e si è messo a fare il pungolatore.

Perché nonostante la delicata situazione in cui la Grecia versava, ha saputo portare a casa un importante risultato: la riduzione del debito. 
Infatti, nell'accordo strappato all'ultimo summit europeo dopo il referendum, la Grecia ha l'obbligo di ripagare il debito al suo valore nominale, e questo significa che non è esclusa la possibilità di pagare meno gli interessi o di effettuare i pagamenti in maniera molto dilazionata. Tradotto: il debito è meno pesante.  

Tuttavia la partita non è ancora finita, e c'è poco da cantare vittoria. La Germania della Merkel (e di Schauble) proprio non ha intenzione di concedere sconti, e l'austerity non è il miglior programma per rimettersi in piedi.

Nel frattempo, Varoufakis (ex ministro delle finanze greco) denuncia la creazione di un'Europa a due velocità, una guidata dalla Germania, che pensa solo ai propri interessi, e l'altra rappresentata da tutti i Paesi indebitati e costretti ad uno stato di insolvenza perenne. E accusa Schauble del macchiavellico piano di creare questa situazione insostenibile per la Grecia proprio per cacciarla dall'UE.

USA e UK sembra stiano incominciando a credere a questa versione dei fatti, e le trattative per la sostenibilità del debito ellenico potrebbero riaprirsi con gli USA schierati al fianco della Grecia.
Ovviamente se gli americani intervenissero non sarebbe per amore incondizionato, ma per evitare lo strapotere tedesco nel vecchio continente, e soprattutto perché non possono permettersi di far tornare i mercati a ballare.




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