sabato 5 marzo 2016

Turchia, democrazia in pericolo

Foto di "lastampa.it"
In Turchia sta succedendo qualcosa di molto grave, il principale giornale del paese, critico nei confronti di Erdogan, il presidente, nella notte è stato messo quasi a ferro e a fuoco dalla polizia, è stato chiuso, è stato impedito ai giornalisti di lavorare, di entrare, di prendere posto ai propri computer, e la gente riunita sotto la sede del quotidiano, per protestare, è stata respinta con gas al peperoncino.

L'accusa è di "propaganda terroristica", ma lo pensiamo in tanti: è solo una bella minchiata. A partire dal direttore, che parla di "giorno nero per la democrazia" -e come dargli torto.

Ma internet non si arresta, e sia sul sito del giornale, che su altri siti (indipendenti e non) sono in chiaro i fatti tristi e dispotici che hanno preso luogo nella notte.

La democrazia a volte la si dà per scontata, a volte la si osanna a valore supremo, a volte la si detesta, ma solo quando si ha un assaggio di quello che non è democrazia (solo un antipasto, non l'intero pranzo) ci si rende conto dell'importanza.
Ma amici del web, diciamoci anche questo chiaramente: la democrazia non è per nulla la miglior forma di governo; l'alternarsi di forze politiche contrastanti spesso porta a caos più che a ordine, un re buono che governa per un secolo è meglio di 100 legislature democratiche e sconnesse. 
Dove per re buono, intendiamoci, chiamiamo un sovrano che prende sempre la decisione ottimale per il paese, per il popolo. 
Purtroppo il problema è che sia una situazione idealistica, e il re buono è spesso un re carciofo, inetto, un dittatorello di quartordine, o peggio un tiranno, e anche se il re buono fosse individuato, dopo la sua morte, ci sarebbe il rischio dittatura dietro l'angolo.

Allora sì serve la democrazia, ma una democrazia organizzata, dove chi prende il potere esecutivo sia in grado per 4 (o 5) anni di legislatura di governare portando a segno il proprio programma elettorale, ma soprattutto una democrazia organizzata in modo tale che proprio chi prenda in mano il governo una volta (massimo 2) arrivi poi a dimettersi per sempre dall'incarico, perché il pericolo carciofo può arrostire il paese, sempre.
Ed è per questo che personalmente non sono contro l'italicum, come concetto, ma bisogna introdurre un limite ai mandati e altri correttivi per far sì che la costituzione resti rigida.

Tornando ai fatti turchi, almeno, oltre l'indignazione dei cittadini locali, si sono espressi UE e USA a riguardo, seppur non con degli esponenti di prima fascia: Johannes Hahn, commissario europeo all'Allargamento, e John Kirby, il portavoce del Dipartimento di stato USA, entrambi concordi sulla gravità dell'accaduto e che la libertà di stampa non è un diritto di second'ordine. 
Che forse in Italia dovremmo preoccuparci anche noi? 
No, non c'è Renzi, o Mattarella a far chiudere qualche giornale, ma questi sono nelle mani di pochi proprietari, e di recente si è parlato tanto anche di una fusione importante... società che comprano mezzi stampa seppur le loro gestioni caratteristiche si occupino di altri cazzi e mazzi. 
Vi pare normale? 

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4 commenti:

  1. MAI la Turchia in Europa. Un paese colpevole dell'eccidio del Popolo Curdo che non ammette i propri crimini e' indegno di essere ammesso in un consesso civile.

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    1. Se la situazione turca rimane la stessa, condivido.

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  2. Sempre meglio quelle che chiami 100 legislature democratiche e sconnesse che qualunque altra forma di cosiddetta democrazia "organizzata"; Le regole sono le regole, la democrazia è nella forma e dunque nel rispetto delle regole: l'ordine non c'entra nulla. Beato il disordine delle libertà!

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    1. La democrazia può organizzarsi in tante forme, vedi l'Italia e gli USA e la Francia, tre esempi differnti di repubblica: parlamentare, presidenziale, semipresidenziale. Io preferirei la seconda descritta. Grazie per il feedback.

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