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giovedì 16 luglio 2015

Le lacrime di Reem e la responsabilità della Merkel

E' diventato virale in rete un video dell'emittente televisiva NDR, che ritrae la cancelliera Angela Merkel alle prese con un'adolescente palestinese, Reem, la quale scoppia in lacrime quando le viene spiegato il perché del NO alla richiesta d'asilo per lei e la sua famiglia nonostante vivano in Germania da ben quattro anni.

Non voglio entrare nel merito delle politiche immigratorie della Germania, anche perché non ne avrei le competenze, e non vorrei nemmeno fomentare odio contro i tedeschi o la cancelliera di ferro, ma ora come ora mi chiedo cosa passi nella testa della Merkel. Adesso che i riflettori sono spenti e che quell'episidio delicato -simile a migliaia d'altri- vive solo nella memoria.

Essere a capo di una Nazione sicuramente non è semplice. Le scelte prese per il bene (almeno in apparenza) del proprio popolo possono significare dolore per altre milioni di persone, che solo perché sono nate su un'altra faccia del globo possono trovarsi a combattere anche per i più basici dei diritti umani -mangiare, bere, esprimere un'opinione, avere un posto che si chiama casa.

L'accogliere tutti gli immigranti che scappano da situazioni di ingiustizia non è una cosa sostenibile per i parametri delle società occidentali, e sicuramente non è la soluzione al problema. 
Tuttavia dovrebbe essere un obbligo. 
Un dovere a cui bisogna adempiere fin quando non si smorzi quest'aria d'indifferenza internazionale verso le condizioni del terzo mondo. 

I problemi ci sono e vanno affrontati, chiudere gli occhi e vivere coltivando il proprio orto oltre che essere disumano è anche distruttivo.

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domenica 14 giugno 2015

Tsunami Immigrazione

Sempre più immigrati affollano l'Italia, provengono da tutti gli angoli dell'Africa e Medio Oriente, Paesi sotto dittatura con prospettive di vita di corto raggio, dove di fame e miseria si muore, e la percorrono da Lampedusa a Milano con il sogno di ricongiungersi ad amici e familiari sparsi per il continente, o per il semplice desiderio di una vita migliore. Anche se poi, appena poggiano piede in terra di Francia vengono rispediti in Italia dalle autorità (francesi, ovviamente).

Sono persone disperate, spesso ammalate, e comportano diversi disagi nella nostra società: per causa della cultura diversa, malattie, criminalità.
Si sa, il problema va risolto a sud del Mediterraneo, ma la corruzione e l'instabilità politica di quei Paesi (causa del problema) non rende l'operazione cosa semplice e dai risultati immediati tangibili. E poi ci vuole tempo, anche perché molto dipende dal popolo africano.

Quello su cui ci dovremmo concentrare (senza comunque dimenticare di aiutare a sistemare le cose nel continente nero) è l'ondata migratoria che è un dato di fatto. Il nostro governo propone una divisione in quote dei clandestini, da destinare poi un po' a destra e a manca per l'Europa -praticamente una deportazione in pieno stile nazi.
Sebbene si tratti di un provvedimento attaccabilissimo sotto molti aspetti: sul piano dei diritti umani, dell'azione, dell'efficacia, [...]; resta una soluzione concreta ad un problema concreto, nonché un comune denominatore per intavolare una trattativa. Ma la cosa sconcertante è che sia l'unica soluzione a mettere d'accordo un po' tutti. Possibile che a nessuno (politico, intellettuale, cittadino) sia venuto in mente qualcosa di diverso? Siamo così poveri di idee?


In un continente come il nostro dove la crescita demografica è arrestata da tempo, dovremmo trattare questi signori come una risorsa, persone da istruire e inserire nel mondo del lavoro, quel lavoro che oramai nessuno più vuol fare. Sarebbe per loro un buon punto di partenza per ri-settare le loro vite, e sarebbe un buon insegnamento anche per noi "cittadini di serie A" che certe cose proprio non le vogliamo più fare.



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