La giornata contro la violenza sulle donne è una ricorrenza creata dall'ONU che ha luogo il 25 novembre, ed è un'ottima idea per illuminare la misoginia millenaria delle nostre società (non solo quella occidentale). Non si tratta quindi di una celebrazione della donna (stile 8 marzo) con pomposi fiori da omaggiare al gentil sesso, come è invece parso ai tanti di noi frequentatori dell' Internet, ma di una condanna e autocritica fatta e consumata dagli uomini stessi per sottolineare l'ingiustizia che altri uomini perpetrano a danno del sesso opposto perché è tale.
Ma ciò che succede è altra cosa; il mondo virtuale si riempie di blog che dedicano poesie alla versione angelica e romantica della donna, mentre quello reale si riempe dell'ultimo libro di Bruno Vespa "Donne d'Italia" in bella mostra nelle librerie: quintali di copie calde di stampa pronte ad avvolgerti in quell'arancione della copertina all'ingresso del negozio ricordandoti o insegnandoti quante donne potenti ci siano state nella storia (eppure avrebbe tutt'altro sapore se tali pensieri fossero scritti da mano di DONNA) -diciamo pure che la data era utile al buon Bruno per massimizzare i profitti piuttosto che fare qualcosa di socialmente utile.
Accendendo poi la tv possiamo assistere ai discorsi di fine intelletto scambiati fra la fazione dei maschi e quella delle femmine per decretare la superiore intelligenza e sensibilità della donna -dimenticandosi di fare quindi anche un solo accenno alla violenza- e il colto pubblico italico ascolta le cazzate.
La donna non ha bisogna di essere su di un piedistallo. Se vuole potere e un ruolo di prestigio, se lo guadagna da sé -come sa bene la femminista doc.
Questa settimana è stata semplicemente un'occasione mancata per condannare la violenza, quella sulle donne appunto. Condanna che doveva venire dagli uomini.
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